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Progetto
Ovidio - database
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autore
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Cicerone
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De Natura Deorum, II, 126
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originale
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[126] Multa eiusmodi proferre possum, sed genus ipsum videtis. lam vero illa etiam notiora, quanto se opere custodiant bestiae, ut in pastu circumspectent, ut in cubilibus delitiscant. Atque illa mirabilia, quod -- ea quae nuper, id est paucis ante saeclis, medicorum ingeniis reperta sunt -- vomitione canes, purgando autem alvo se ibes Aegyptiae curant. Auditum est pantheras, quae in barbaria venenata carne caperentur, remedium quoddam habere, quo cum essent usae non morerentur, capras autem in Creta feras, cum essent confixae venenatis sagittis, herbam quaerere, quae dictamnus vocaretur, quam cum gustavissent, sagittas excidere dicunt e corpore;
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traduzione
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126. Potrei addurre molti altri esempi consimili ma il concetto generale ? chiaro. Ancora pi? note del resto sono
le tecniche con cui gli animali provvedono alla propria sicurezza, la circospezione con cui si accostano al cibo e cercano
di nascondersi nelle loro tane.
Altrettanto sorprendente ? la constatazione che i cani si curano coi vomito e l'ibis egiziana raggiunge lo stesso
scopo purgandosi il ventre secondo una tecnica cui l'inventiva dei nostri medici ? giunta solo di recente, qualche
generazione prima della nostra. Mi ? stato raccontato che le pantere, che le genti barbariche sogliono catturare
ricorrendo a carni avvelenate, conoscerebbero un antidoto cui ricorrere per evitare la morte; si dice anche che a Creta le capre selvatiche, quando s? sentono trafitte da frecce avvelenate, vanno subito alla ricerca di un'erba detta dittamo che,
una volta gustata, farebbe cadere le frecce dal corpo.
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