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autore
brano
 
Cicerone
De Natura Deorum, II, 127
 
originale
 
[127] cervaeque paulo ante partum perpurgant se quadam herbula, quae seselis dicitur. lam illa cernimus, ut contra vim et metum suis se armis quaeque defendat: cornibus tauri, apri dentibus, cursu leones, aliae fuga se, aliae occultatione tutantur, atramenti effusione saepiae, torpore torpedines, multae etiam insectantis odoris intolerabili foeditate depellunt. Ut vero perpetuus mundi esset ornatus, magna adhibita cura est a providentia deorum, ut semper essent et bestiarum genera et arborum omniumque rerum, quae a terra stirpibus continerentur; quae quidem omnia eam vim seminis habent in se, ut ex uno plura generentur. Idque semen inclusum est in intuma parte earum bacarum, quae ex quaque stirpe funduntur, isdemque seminibus et homines adfatim vescuntur et terrae eiusdem generis stirpium renovatione conplentur.
 
traduzione
 
127. Le cerve, poco prima dei parto, ricorrono, per purificarsi, ad una minuscola pianticella che chiamano seseli. Evidenti sono anche i mezzi di cui ciascun animale si serve come difesa contro il pericolo dell'altrui violenza: il toro delle corna, il cinghiale dei denti, il leone delle mascelle; altri cercano salvezza nella fuga, altri ancora nascondendosi; per respingere gli assalitori le seppie secernono un liquido nerastro, le torpedini li addormentano e non pochi animali non s? peritano di emettere un odore sgradevole e repellente. Per assicurare eterna stabilit? al maraviglioso ordine cosmico la provvidenza divina si ? attivamente preoccupata di perpetuare le varie specie di animali, delle piante e di tutte le creature di cui la terra trattiene le radici. Queste ultime posseggono tutte, racchiusa nel loro seme, la capacit? di generare ciascuna una pluralit? di individui della stessa specie e detto seme ? a sua volta custodito nella parte pi? interna di quelle bacche che vengono prodotte a profusione e che servono ad un tempo a nutrire in gran copia gli uomini e a riempire la terra di consimile vegetazione.
 

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