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Progetto
Ovidio - database
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autore
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Cicerone
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De Natura Deorum, II, 133
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originale
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[133] Sin quaeret quispiam, cuiusnam causa tantarum rerum molitio facta sit -- arborumne et herbarum, quae, quamquam sine sensu sunt, tamen a natura sustinentur: at id quidem absurdum est; an bestiarum: nihilo probabilius deos mutarum et nihil intellegentium causa tantum laborasse. Quorum igitur causa quis dixerit effectum esse mundum? Eorum scilicet animantium, quae ratione utuntur; hi sunt di et homines; quibus profecto nihil est meIius; ratio est enim, quae praestet omnibus. Ita fit credibile deorum et hominum causa factum esse mundum, quaeque in eo mundo sint omnia.
Faciliusque intellegetur a dis inmortalibus hominibus esse provisum, si erit tota hominis fabricatio perspecta omnisque humanae naturae figura atque perfectio.
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traduzione
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133. Se a questo punto ci si chiedesse per chi sia stata architettata una cosi grandiosa costruzione, rispondendo ?
per gli alberi e per le piante che, bench? prive di sensibilit?, sono ugualmente sostenute dalla natura ? si cadrebbe in una
assurdit?; ma altrettanto assurdo sarebbe rispondere ? per le bestie ? : non ? affatto pi? probabile che gli d?i si siano dati
tanto da fare per delle creature incapaci di esprimersi e di pensare. Per chi dunque sarebbe stato creato il mondo?
Evidentemente per quegli esseri viventi che fanno uso di ragione. E questi esseri sono gli d?? e gli uomini cui nessun altro ? superiore data l'assoluta superiorit? della ragione. Nulla di strano dunque che il mondo e tutto quanto esso
contiene sia stato creato in vista degli d?i e degli uomini.
Pi? facilmente si comprender? che sono stati gli d?i immortali a provvedere all'uomo se si considerer?
attentamente l'intima struttura e la perfetta conformazione della creatura umana.
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