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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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De Natura Deorum, II, 137
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originale
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[137] Ex intestinis autem et alvo secretus a reliquo cibo sucus is, quo alimur permanat ad iecur per quasdam a medio intestino usque ad portas iecoris (sic enim appellantur) ductas et directas vias, quae pertinent ad iecur eique adhaerent; atque inde aliae * * pertinentes sunt, per quas cadit cibus a iecore dilapsus. Ab eo cibo cum est secreta bilis eique umores, qui e renibus profunduntur, reliqua se in sanguinem vertunt ad easdemque portas iecoris confluunt, ad quas omnes eius viae pertinent; per quas lapsus cibus in hoc ipso loco in eam venam, quae cava appellatur, confunditur perque eam ad cor confectus iam coctusque perlabitur; a corde autem in totum corpus distribuitur per venas admodum multas in omnes partes corporis pertinentes.
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traduzione
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137. Una volta separato da ogni scoria superflua il succo di cui noi ci nutriamo filtra dagli intestini al fegato
attraverso dei canali che dalla parte centrale dell'intestino conducono direttamente alle cosiddette ? porte dei fegato ? e
che a quest'ultimo risultano strettamente congiunti : di qui si dipartono in varie direzioni altri canali lungo i quali scorre
il cibo fluente dal fegato. Una volta che da questo cibo sia stata isolata la bile nonch? quegli umori che i reni
provvedono a scaricare, tutto il resto si dispone a passare nel sangue e a confluire in quelle ? porte dei fegato ? alle
quali conducono tutti i suoi canali; ? proprio qui che il cibo, attraverso i succitati canali, fluisce nella cosiddetta vena
cava e, seguendone il corso, giunge ormai perfettamente rielaborato e digerito sino al cuore e di qui, attraverso le molte
vene che da esso si diramano, a tutte le parti del corpo.
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