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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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De Natura Deorum, II, 140
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originale
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[140] Ad hanc providentiam naturae tam diligentem tamque sollertem adiungi multa possunt, e quibus intellegatur, quantae res hominibus a dis quamque eximiae tributae sint. Qui primum eos humo excitatos, celsos et erectos constituerunt, ut deorum cognitionem caelum intuentes capere possent. Sunt enim ex terra homines non ut incolae atque habitatores, sed quasi spectatores superarum rerum atque caelestium, quarum spectaculum ad nullum aliud genus animantium pertinet. Sensus autem interpretes ac nuntii rerum in capite tamquam in arce mirifice ad usus necessarios et facti et conlocati sunt. Nam oculi tamquam speculatores altissimum locum optinent, ex quo plurima conspicientes fungantur suo munere;
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traduzione
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140. A chiarire meglio l'opera solerte della provvidenza divina molti altri fatti possono essere addotti che
dimostrano quanti straordinari benefici gli d?i abbiano concesso agli uomini. In primo luogo li vollero eretti e sollevati
da terra perch? potessero ricavare dalla visione del cielo la nozione della divinit?. Gli uomini sono sorti dal grembo
della terra non per popolarla ed abitarla, bens? per contemplare i fenomeni celesti, uno spettacolo che non riguarda
nessun'altra specie vivente.
Gli organi del senso, nunzi e messaggeri dei mondo esterno, sono stati mirabilmente strutturati e collocati nel
capo, come in una cittadella, perch? potessero esercitare nel modo migliore la loro funzione. Fra essi gli occhi, a guisa
di vedette, occupano la posizione pi? elevata perch? possano svolgere il loro compito sulla base di una amplissima
prospettiva;
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