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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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De Natura Deorum, II, 143
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originale
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[143] Munitaeque sunt palpebrae tamquam vallo pilorum, quibus et apertis oculis, si quid incideret, repelleretur, et somno coniventibus, cum oculis ad cernendum non egeremus, ut qui tamquam involuti quiescerent. Latent praeterea utiliter et excelsis undique partibus saepiuntur. Primum enim superiora superciliis obducta sudorem a capite et fronte defluentem repellunt; genae deinde ab inferiore parte tutantur subiectae leviterque eminentes; nasusque ita Iocatus est ut quasi murus oculis lnterlectus esse videatur.
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traduzione
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143. Le palpebre sono difese da una sorta di barriera di peli che serve ad impedire che qualcosa penetri negli
occhi quando sono aperti e permette loro di riposare avvolti nelle loro guaine quando, venendo a mancare la necessit? di
usarli, si chiudono per il sonno. Inoltre gli occhi hanno il vantaggio di essere nascosti in apposite cavit? e di essere cinti
da ogni lato da considerevoli prominenze. In primo luogo le sporgenze superiori, ricoperte dalle sopracciglia, arrestano
il sudore fluente dal capo e dalla fronte; dal basso la difesa ? esercitata dalle gote poste al di sotto degli occhi e
leggermente sporgenti. Quanto al naso costituisce una sorta di muro frapposto fra le due occhiaie.
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