[144] Auditus autem semper patet; eius enim sensu etiam dormientes egemus; a quo cum sonus est acceptus, etiam e somno excitamur. Flexuosum iter habet, ne quid intrare possit, si simplex et directum pateret; provisum etiam, ut, si qua minima bestiola conaretur inrumpere, in sordibus aurium tamquam in visco inhaeresceret. Extra autem eminent, quae appellantur aures, et regendi causa factae tutandique sensus, et ne adiectae voces laberentur atque errarent, prius quam sensus ab his pulsus esset. Sed duros et quasi corneolos habent introitus multisque cum flexibus, quod his naturis relatus amplificatur sonus; quocirca et in fidibus testudine resonatur aut cornu, et ex tortuosis locis et inclusis referuntur ampliores.
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144. Sempre aperto ? l'organo dell'udito in quanto, anche quando dormiamo, ne abbiamo bisogno e subito ci
svegliamo non appena giunge ad esso un suono. Segue un percorso flessuoso ed involuto perch? non vi si possa
introdurre alcun oggetto, come invece avverrebbe se fosse semplice e diritto. Si ? anche ovviato alla eventualit? che
qualche bestiolina cerchi di penetrarvi coi cerume dell'orecchio in cui inesorabilmente rimane invischiata.
Quelle che chiamano orecchie sporgono al di fuori e servono a coprire e a proteggere l'organo dell'udito nonch?
ad impedire che i suoni scivolino via e si perdano prima di essere percepiti. Le aperture delle orecchie sono dure e
rigide in quanto il suono ripercosso da corpi siffatti subisce un'amplificazione. Cos? negli strumenti a corda
l'amplificatore ? costituito dal guscio di tartaruga o dal corno ed i suoni si fanno pi? intensi perch? confinati in spazi
chiusi e dal percorso tortuoso.
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