[147] Iam vero animum ipsum mentemque hominis, rationem, consilium, prudentiam qui non divina cura perfecta esse perspicit, is his ipsis rebus mihi videtur carere. De quo dum disputarem, tuam mihi dari vellem, Cotta, eloquentiam. Quo enim tu illa modo diceres, quanta primum intellegentia, deinde consequentium rerum cum primis coniunctio et conprehensio esset in nobis; ex quo videlicet iudicamus, quid ex quibusque rebus efficiatur, idque ratione concludimus singulasque res definimus circumscripteque conplectimur, ex quo scientia intellegitur, quam vim habeat qualis[que] sit; qua ne in deo quidem est res ulla praestantior. Quanta vero illa sunt, quae vos Academici infirmatis et tollitis, quod et sensibus et animo ea, quae extra sunt, percipimus atque conprendimus;
|
147. Passando ora a considerare l'anima dell'uomo e la sua facolt? di pensare, di giudicare, di prendere decisioni
e di orientare saggiamente la propria azione non ci resta che considerate che chi non scorge in tutto ci? l'azione della
divinit? manca proprio delle facolt? di cui s'? detto. E' un argomento nel trattare il quale desidererei tanto che tu, caro
Cotta, mi prestassi la tua eloquenza! Con quale competenza tratteresti quelle questioni mettendo in evidenza quanta
intelligenza sia in noi e quale capacit? di dedurre da determinate premesse determinate conseguenze con un solo atto del
pensiero!
Una facolt?, quest'ultima, che ci permette di giudicare quale verit? logicamente discenda da ogni singola
affermazione e di trarne la logica conclusione nonch? di circoscrivere ogni singolo oggetto nell'ambito di una precisa
definizione. E? partendo da siffatta analisi che si comprende la vera importanza e l'intera articolazione di quella scienza
rispetto alla quale neppure gli d?? possono vantare un bene pi? prezioso. Non poche sono le affermazioni che voi
Accademici invalidate e togliete di mezzo in base al principio che senso ed intelletto devono cooperare alla percezione e
comprensione della realt? esterna;
|