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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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De Natura Deorum, II, 150
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originale
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[150] Quam vero aptas quamque multarum artium ministras manus natura homini dedit. Digitorum enim contractio facilis facilisque porrectio propter molles commissuras et artus nullo in motu laborat. Itaque ad pingendum, fingendum, ad scalpendum, ad nervorum eliciendos sonos, ad tibiarum apta manus est admotione digitorum. Atque haec oblectationis, illa necessitatis, cultus dico agrorum extructionesque tectorum, tegumenta corporum vel texta vel suta omnemque fabricam aeris et ferri; ex quo intellegitur ad inventa animo percepta sensibus adhibitis opificum manibus omnia nos consecutos, ut tecti, ut vestiti, ut salvi esse possemus, urbes, muros, domicilia, delubra haberemus.
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traduzione
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150. Con quanta propriet? sono in grado di adempiere le loro funzioni e di quante arti sono ministre le mani che
la natura ci ha dato! La contrazione e l'estensione delle dita, resa agevole dalla morbidezza dei collegamenti e delle
articolazioni si esplica, comunque si muovano, senza la minima fatica. Appunto per questo la mano ? adatta a dipingere,
a modellare, a scolpire e a trar suoni dalle corde e dai flauti mediante l'applicazione delle dita.
Ma oltre a queste attivit? aventi per scopo il diletto dell'uomo ci sono anche quelle che provvedono alle sue
necessit?: intendo qui riferirmi alla coltivazione dei campi, alla costruzione delle case, alla fabbricazione dei vestiti,
siano essi tessuti o cuciti e a tutta in genere la lavorazione del bronzo e del ferro. Orbene, ? stato proprio applicando le
mani dei lavoratori alle scoperte del pensiero e alle osservazioni dei sensi che siamo riusciti a raggiungere tutti i risultati
che ci hanno permesso di vivere al riparo, ricoperti di vesti e al sicuro da insidie, di possedere citt?, muri, case, templi.
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