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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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De Natura Deorum, II, 156
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originale
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[156] Terra vero feta frugibus et vario leguminum genere, quae cum maxuma largitate fundit, ea ferarumne an hominum causa gignere videtur? Quid de vitibus olivetisque dicam, quarum uberrumi laetissumique fructus nihil omnino ad bestias pertinent; neque enim serendi neque colendi nec tempestive demetendi percipiendique fructus neque condendi ac reponendi ulla pecudum scientia est, earumque omnium rerum hominum est et usus et cura.
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traduzione
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156. Quanto alla terra, gravida di messi e di ogni genere di legumi ch'essa elargisce con infinita generosit?, per
chi la vediamo generare i suoi prodotti, per gli uomini o per gli animali? Che dire della vite e dell'olivo i cui
abbondantissimi e fecondissimi frutti nulla hanno a che fare con le bestie? Manca agli animali ogni nozione sulla
semina, sulla coltivazione, sul tempo adatto per la mietitura, sulla raccolta dei prodotti e sulla loro conservazione in
luoghi appositi, tutte attivit? che sono di esclusiva pertinenza dell'uomo.
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