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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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De Natura Deorum, II, 161
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originale
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[161] Iam vero immanes et feras beluas nanciscimur venando, ut et vescamur is et exerceamur in venando ad similitudinem bellicae disciplinae et utamur domitis et condocefactis, ut elephantis, multaque ex earum corporibus remedia morbis et vulneribus eligamus, sicut ex quibusdam stirpibus et herbis, quarum utilitates longinqui temporis usu et periclitatione percepimus. Totam licet animis tamquam oculis lustrare terram mariaque omnia: cernes iam spatia frugifera atque immensa camporum vestitusque densissimos montium, pecudum pastus, tum incredibili cursus maritimos celeritate.
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traduzione
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161. Andiamo anche a caccia di belve feroci e selvagge sia per ricavarne cibo sia a scopo di allenamento in vista
dei cimenti della guerra, sia per ricavarne un aiuto una volta che siano state sottomesse ed ammaestrate, come avviene
per gli elefanti, nonch? per ricevere dai loro corpi dei farmaci contro le malattie e le ferite non dissimili da quelli che
estraiamo da erbe e radici la cui utilit? abbiamo appreso in seguito ad una lunga esperienza. Si scorrano pure con gli
occhi del pensiero tutte le terre e tutti i mari: non si scorgeranno altro che immense estensioni di campi ricchi di messi,
monti ricoperti di densissime selve, pascoli per gli allevamenti, rotte marine per le navi rapidissime da percorrersi.
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