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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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Brutus, 198
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originale
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[198] deinde aequum bonum, testamentorum sententias voluntatesque tutatus est: quanta esset in verbis captio cum in ceteris rebus tum in testamentis, si neglegerentur voluntates; quantam sibi potentiam Scaevola adsumeret, si nemo auderet testamentum facere postea nisi de illius sententia. haec cum graviter tum ab exemplis copiose, tum varie, tum etiam ridicule et facete explicans eam admirationem adsensionemque commovit, dixisse ut contra nemo videreur. hoc erat oratoris officium partitione tertium, genere maxumum. hic ille de populo iudex, qui separatim alterum admiratus esset, idem audito altero iudicium suum contemneret; at vero intellegens et doctus audiens Scaevolam sentiret esse quoddam uberius dicendi genus et ornatius. ab utroque autem causa perorat a si quaerere tur uter praestaret orator, numquam profecto sapientis iudicium a iudicio volgi discreparet.
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traduzione
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198 Pass? poi a difendere l'equit? naturale," lo spirito e l'intenzione dei testamenti; a quali circonvenzioni non
avrebbe esposto la lettera dello scritto, in molti casi ma in maniera particolare nei testamenti, se si fosse trascurata
l'intenzione! E quale potenza si sarebbe acquistato Scevola, se da allora in poi nessuno avesse avuto il coraggio di fare
testamento senza essersi consigliato con lui! Esponendo questi concetti tanto in tono autorevole, quanto con dovizia di
esempi, con variet?, e anche in maniera divertente, scherzosa e faceta, suscit? una tale ammirazione e un tale consenso,
da dare l'impressione che nessuno avesse parlato in senso contrario. Questo era, in base all'ordine della mia
suddivisione, il terzo dei compiti dell'oratore; ma per la sua natura ? il pi? importante. A questo punto il nostro critico
preso dal popolo, che dopo avere ascoltato il primo avvocato da solo, lo avesse ammirato, avrebbe ripudiato il proprio
giudizio dopo avere ascoltato l'altro; ma il competente e l'intenditore, ascoltando Scevola, si sarebbe reso conto che vi ?
un genere di eloquenza pi? ricco e pi? adorno. Ma se, una volta perorata la causa da parte di ambedue, si fosse chiesto
quale fosse l'oratore migliore, mai certamente il giudizio del competente sarebbe stato diverso da quello del volgo.
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