[207] his enim scriptis etiam ipse interfui, cum essem apud Aelium adulescens eumque audire perstudiose solerem. Cottam autem miror summum ipsum oratorem minimeque ineptum Aelianas leves oratiunculas voluisse existimari suas. his duobus eiusdem aetatis adnu merabatur nemo tertius, sed mihi placebat Pomponius maxime vel dicam minime displicebat. locus erat omnino in maxumis causis praeter eos de quibus supra dixi nemini; propterea quod Antonius, qui maxume expetebatur, facilis in causis recipiendis erat; fast idiosior Crassus, sed tamen recipiebat. horum qui neutrum habebat, confugiebat ad Philippum fere aut ad Caesarem; Cotta Sulpicius expetebantur. ita ab his sex patronis causae inlustres agebantur; neque tam multa quam nostra aetate iudicia fiebant , neque hoc quod nunc fit, ut causae singulae defenderentur a pluribus, quo nihil est vitiosius.
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207 A questo lavoro di composizione potei infatti assistere io stesso, quando da giovinetto frequentavo la casa di
Elio, ed ero solito seguirne le lezioni col pi? grande impegno. Mi meraviglio per? che Cotta, che era di per s? oratore
grandissimo e tutt'altro che malaccorto, abbia voluto far passare per sue le insignificanti orazioncine di Elio. A questi
due, nessuno dello stesso periodo veniva affiancato come terzo, ma a me piaceva soprattutto Pomponio, o, per meglio
dire, mi dispiaceva meno di tutti. Eccettuati quelli dei quali ho gi? parlato, nelle cause pi? importanti non vi era spazio
per nessuno, poich? Antonio, che era ricercatissimo, era molto disponibile ad assumersi le cause; Crasso faceva pi?
difficolt?, ma tuttavia le accettava. Chi non riusciva ad avere n? l'uno n? l'altro, faceva per lo pi? ricorso a Filippo o a
Cesare; dopo di loro, venivano ricercati Cotta e Sulpicio. Cos? le cause di maggior richiamo venivano patrocinate da
questi sei avvocati; e non c'erano tanti processi quanti all'epoca nostra, n? accadeva, come oggigiorno, che una singola
causa fosse difesa da pi? avvocati, cosa quanto mai sbagliata.
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