[216] itaque in Curione hoc verissime iudicari potest, nulla re una magis oratorem commendari quam verborum splendore et copia. nam cum tardus in cogitando tum in struendo dissipatus fuit. reliqua duo sunt, agere et meminisse: in utroque cacinnos inridentiu m commovebat. motus erat is, quem et C. Iulius in perpetuum notavit, cum ex eo in utramque partem toto corpore vacillante quaesivit, quis loqueretur e luntre; et Cn. Sicinius homo impurus sed admodum ridiculus--neque aliud in eo oratoris simile quicquam.
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216 Pertanto, a proposito di Curione, si pu? affermare senza timore di sbagliare che nessuna qualit?, da sola,
contribuisce al successo dell'oratore pi? che il nitore e la ricchezza dello stile. Infatti nell'invenzione era lento, cos?
come era sciatto nella progettazione. Restano la memoria e l'azione: in ambedue suscitava gli sghignazzi di dileggio
dell'uditorio. Si muoveva in quel modo che venne bollato per sempre sia da Gaio Giulio, quando, mentre oscillava con
tutto il corpo a destra e a sinistra, gli chiese chi era che parlava da una barca, sia da Gneo Sicinio, uomo spregevole, ma
con una grande capacit? di far ridere - e non aveva nient'altro che lo facesse assomigliare a un oratore.
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