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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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Brutus, 219
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originale
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[219] Tum Brutus admirans: tantamne fuisse oblivionem, inquit, in scripto praesertim, ut ne legens quidem umquam senserit quantum flagiti commisisset?
Quid autem, inquam, Brute, stultius quam, si ea vituperare volebat quae vituperavit, non eo tempore instituere sermonem, cum illarum rerum iam tempora praeterissent? sed ita totus errat, ut in eodem sermone dicat in senatum se Caesare consule non acceder e, sed id dicat ipso consule exiens e senatu. iam qui hac parte animi, quae custos est ceterarum ingeni partium, tam debilis esset, ut ne in scripto quidem meminisset quid paulo ante posuisset, huic minime mirum est ex tempore dicenti solitam effluere men tem.
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traduzione
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219 Allora Bruto, stupito: ?Possibile tanta smemorataggine, e poi in uno scritto? Tanto da non accorgersi,
nemmeno alla lettura, di aver commesso un errore cos? sciagurato!?. ?Ma se voleva biasimare quel che biasim?, Bruto,
che cosa ci poteva essere di pi? stolto? dissi ?di non collocare la conversazione in un periodo in cui il tempo di quei
fatti fosse ormai passato? Ma sbaglia talmente in tutto! Tanto che nella stessa conversazione dice che finch? Cesare sar?
console non intende porre piede in senato, ma lo dice nell'atto di uscire dal senato proprio mentre Cesare ? console. Ora
uno che in quella facolt? della mente che custodisce le altre attivit? dello spirito, era cos? debole da non ricordarsi
neppure in uno scritto di quanto aveva affermato poco prima, non c'? niente da meravigliarsi se di solito perdeva il filo
quando doveva parlare all'impronta.
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