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autore
brano
 
Cicerone
Brutus, 236
 
originale
 
[236] M. Piso quicquid habuit, habuit ex disciplina maxumeque ex omnibus qui ante fuerunt Graecis doctrinis eruditus fuit. habuit a natura genus quoddam acuminis quod etiam arte limaverat, quod erat in reprehendendis verbis versutum et sollers sed saepe sto machosum, nonnumquam frigidum, interdum etiam facetum. is laborem quasi cursum forensem diutius non tulit, quod et corpore erat infirmo et hominum ineptias ac stultitias, quae devorandae nobis sunt, non ferebat iracundiusque respuebat sive morose, ut puta batur, sive ingenuo liberoque fastidio. is cum satis floruisset adulescens, minor haberi est coeptus postea. deinde ex virginum iudicio magnam laudem est adeptus et ex eo tempore quasi revocatus in cursum tenuit locum tam diu, quam ferre potuit laborem; postea quantum detraxit ex studio tantum amisit ex gloria.
 
traduzione
 
236 Marco Pisone ogni suo pregio lo ricav? dallo studio, e pi? di tutti i suoi predecessori ebbe competenza nelle dottrine greche. Possedeva un naturale talento, che aveva anche affinato con l'arte: un tipo particolare di sottigliezza, accorta e ingegnosa nella critica delle altrui espressioni, ma spesso stizzosa, talvolta scipita, in qualche caso anche spiritosa. Egli non riusc? a tollerare molto a lungo - come lo sforzo di una corsa -" le fatiche del foro, perch? era di salute malferma e non sopportava gli spropositi e le sciocchezze della gente, che noialtri siamo costretti a ingoiare: le rigettava alquanto irosamente, vuoi per umore bisbetico, come si riteneva, vuoi per uno schietto e franco disgusto. Dopo essere stato abbastanza in auge da giovane, in seguito incominci? a venir tenuto in minore considerazione. Poi si conquist? grande fama col processo delle vergini vestali, e da allora, quasi richiamato in lizza, tenne il suo posto finch? fu in grado di sopportare la fatica; dopo di che, quanto rallent? la sua applicazione, tanto perse in gloria.
 

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