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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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Brutus, 251
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originale
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[251] Hic ego: etsi, inquam, de optumi viri nobisque amicissimi laudibus lubenter audio, tamen incurro in memoriam communium miseriarum, quarum oblivionem quaerens hunc ipsum sermonem produxi longius. sed de Caesare cupio audire quid tandem Atticus iudicet.
Et ille: praeclare, inquit, tibi constas, ut de iis qui nunc sint nihil velis ipse dicere; et hercule si sic ageres, ut de iis egisti qui iam mortui sunt, neminem ut praetermitteres, ne tu in multos Autronios et Staienos incurreres. quare sive hanc turbam effugere voluisti sive veritus ne quis se aut praeteritum aut non satis laudatum queri posset, de Caesare tamen potuisti dicere, praesertim cum et tuum de illius ingenio notissimum iudicium esset nec illius de tuo obscurum.
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traduzione
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251 E io, a questo punto: ?Per quanto ascolti volentieri? dissi ?gli elogi di un uomo eccellente, e di un amico
carissimo, mi imbatto tuttavia nel ricordo delle comuni sventure: mentre proprio nello sforzo di dimenticarle ho tanto
prolungato questo discorso. Ma ho voglia di sentire quale sia infine il giudizio di Attico su Cesare?. E lui: ?Sei di una
coerenza esemplare nel tuo rifiuto di dire alcunch? sui viventi; e, perbacco, se tu procedessi, come hai fatto con i morti,
in modo da non tralasciare nessuno, certo ti imbatteresti in parecchi Autrom e in parecchi Staieni. Perci?, sia che tu
volessi schivare questa turba, sia che avessi timore che qualcuno potesse lamentarsi di esser stato o tralasciato o non
elogiato a sufficienza, avresti potuto tuttavia parlare di Cesare; tanto pi? sapendo che ? ben noto il tuo giudizio sul suo
ingegno, e che non ? un mistero neppure quello di lui sul tuo?.
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