[261] Caesar autem rationem adhibens consuetudinem vitiosam et corruptam pura et incorrupta consuetudine emendat. itaque cum ad hanc elegantiam verborum Latinorum--quae, etiam si orator non sis et sis ingenuus civis Romanus, tamen necessaria est--adiungit illa oratoria ornamenta dicendi, tum videtur tamquam tabulas bene pictas conlocare in bono lumine. hanc cum habeat praecipuam laudem in communibus, non video cui debeat cedere. splendidam quandam minimeque veteratoriam rationem dicendi tenet, voce motu for ma etiam magnificam et generosam quodam modo.
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261 Cesare, invece, avvalendosi di un metodo razionale corregge una consuetudine difettosa e corrotta con una
consuetudine pura e incorrotta. Perci?, allorch? a questa elegante purezza del suo latino - la quale ? comunque
necessaria, anche se uno non ? un oratore ma solo un romano bennato - egli aggiunge gli ornamenti del linguaggio
oratorio, sembra quasi collocare in buona luce delle tavole ben dipinte. Possedendo, oltre a quelli che gli sono comuni
con altri, anche questo pregio peculiare, non vedo a chi la debba cedere. Ha un metodo oratorio brillante, che non scade
mai a me stiere, e al quale inoltre la voce, le movenze, la sua figura conferiscono, in un certo qual modo, magnificenza e
nobilt??.
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