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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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Brutus, 290
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originale
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[290] Volo hoc oratori contingat, ut cum auditum sit eum esse dicturum, locus in subselliis occupetur, compleatur tribunal, gratiosi scribae sint in dando et cedendo loco, corona multiplex, iudex erectus; cum surgat is qui dicturus sit, significetur a corona silentium, deinde crebrae adsensiones, multae admirationes; risus, cum velit, cum velit, fletus: ut, qui haec procul videat, etiam si quid agatur nesciat, at placere tamen et in scaena esse Roscium intellegat. haec cui contingant, eum scito Attice dicere, ut de Pericle audimus, ut de Hyperide, ut de Aeschine, de ipso quidem Demosthene maxume.
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traduzione
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290 L'oratore voglio che incontri quest'accoglienza: che quando si sparge la voce che sta per parlare, si prenda
posto sui sedili, il tribunale si riempia, gli scrivani mostrino compiacenza nell'indicare un posto o nel cedere il proprio,
il pubblico faccia circolo moltiplicando le file, i giudici si drizzino nell'attenzione; che quando si alza colui che deve
parla re, sia il pubblico a reclamare il silenzio, e che poi ci sia no frequenti manifestazioni di assenso, e molte grida di
ammirazione, che quand'egli voglia si rida e quand'egli voglia si pianga; di modo che uno che veda tutto questo da
lontano, anche s e ignora di che cosa si tratti, comprenda tuttavia che chi parla piace, e che sulla scena c'? un Roscio." Se
a uno tocca una cosa del genere, costui, sappilo bene, parla atticamente, come si tramanda di Pericle, di Iperide, di
Eschine, e soprattutto proprio di Demostene.
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