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autore
brano
 
Cesare
De bello civili III,59
 
originale
 
[59] Erant apud Caesarem in equitum numero Allobroges duo fratres, Raucillus et Egus, Adbucilli filii, qui principatum in civitate multis annis obtinuerat, singulari virtute homines, quorum opera Caesar omnibus Gallicis bellis optima fortissimaque erat usus. His domi ob has causas amplissimos magistratus mandaverat atque eos extra ordinem in senatum legendos curaverat agrosque in Gallia ex hostibus captos praemiaque rei pecuniariae magna tribuerat locupletesque ex egentibus fecerat. Hi propter virtutem non solum apud Caesarem in honore erant, sed etiam apud exercitum cari habebantur; sed freti amicitia Caesaris et stulta ac barbara arrogantia elati despiciebant suos stipendiumque equitum fraudabant et praedam omnem domum avertebant. Quibus illi rebus permoti universi Caesarem adierunt palamque de eorum iniuriis sunt questi et ad cetera addiderunt falsum ab his equitum numerum deferri, quorum stipendium averterent.
 
traduzione
 
Vi erano presso Cesare, nella sua cavalleria, due fratelli Allobrogi, Roucillo ed Eco, figli di Adbucillo, che per molti anni era stato al comando del suo popolo, uomini di singolare valore, della cui opera, eccellente e valorosissima, Cesare si era servito in tutte le guerre galliche. A costoro in patria, per questi motivi, aveva fatto affidare cariche molto importanti e li aveva, eccezionalmente, fatti eleggere senatori; aveva dato loro in Gallia terreni sottratti ai nemici e grandi premi in denaro, facendoli, da poveri che erano, ricchi. Costoro, per il loro valore, erano non solo stimati da Cesare, ma anche considerati dall'esercito; ma, fiduciosi dell'amicizia di Cesare e trascinati da una stolta arroganza tipica dei barbari, disprezzavano i loro compagni, defraudavano la paga dei cavalieri e sottraevano tutto il bottino per mandarlo a casa. I cavalieri, irritati da questi fatti, andarono tutti insieme da Cesare e si lamentarono pubblicamente dei loro soprusi e in pi? aggiunsero che da quelli era stato dichiarato un falso numero di cavalieri per appropriarsi indebitamente della loro paga.
 

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