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Progetto
Ovidio - database
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Svetonio
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Vita dei Cesari I (Cesare),67
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originale
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[67] Delicta neque obseruabat omnia neque pro modo exequebatur, sed desertorum ac seditiosorum et inquisitor et punitor acerrimus coniuebat in ceteris. ac nonnumquam post magnam pugnam atque uictoriam remisso officiorum munere licentiam omnem passim lasciuiendi permittebat, iactare solitus milites suos etiam unguentatos bene pugnare posse. nec milites eos pro contione, sed blandiore nomine commilitones appellabat habebatque tam cultos, ut argento et auro politis armis ornaret, simul et ad speciem et quo tenaciores eorum in proelio essent metu damni. diligebat quoque usque adeo, ut audita clade Tituriana barbam capillumque summiserit nec ante dempserit quam uindicasset.
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traduzione
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67 Non faceva caso a tutti i loro difetti, ai quali non proporzionava mai le punizioni, ma quando scopriva disertori e sediziosi e doveva punirli, allora prendeva in considerazione anche il resto. Non di rado, dopo una grande battaglia, conclusasi con la vittoria, condonato ogni incarico di servizio, concedeva a tutti la possibilit? di divertirsi, perch? era solito vantarsi che ?i suoi soldati potevano combattere valorosamente anche se erano impomatati?. Durante le arringhe che rivolgeva loro non li chiamava ?soldati?, ma con il termine pi? simpatico di ?compagni d'armi?. Li voleva cos? bene equipaggiati che li dotava di armi rifinite con oro e con argento, sia per salvare l'apparenza, sia perch? in battaglia fossero pi? valorosi, preoccupati dal timore di perderle. In un certo senso li amava a tal punto che quando venne a sapere della strage di Titurio si lasci? crescere la barba e i capelli e se li tagli? soltanto dopo averlo vendicato.
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