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autore
brano
 
Svetonio
Vita dei Cesari I (Cesare),68
 
originale
 
[68] Quibus rebus et deuotissimos sibi et fortissimos reddidit. ingresso ciuile bellum centuriones cuiusque legionis singulos equites e uiatico suo optulerunt, uniuersi milites gratuitam et sine frumento stipendioque operam, cum tenuiorum tutelam locupletiores in se contulissent. neque in tam diuturno spatio quisquam omnino desciuit, plerique capti concessam sibi sub condicione uitam, si militare aduersus eum uellent, recusarunt. famem et ceteras necessitates, non cum obsiderentur modo sed et si ipsi alios obsiderent, tanto opere tolerabant, ut Dyrrachina munitione Pompeius uiso genere panis ex herba, quo sustinebantur, cum feris sibi rem esse dixerit amouerique ocius nec cuiquam ostendi iusserit, ne patientia et pertinacia hostis animi suorum frangerentur. Quanta fortitudine dimicarint, testimonio est quod aduerso semel apud Dyrrachium proelio poenam in se ultro depoposcerunt, ut consolandos eos magis imperator quam puniendos habuerit. ceteris proeliis innumeras aduersariorum copias multis partibus ipsi pauciores facile superarunt. denique una sextae legionis cohors praeposita castello quattuor Pompei legiones per aliquot horas sustinuit paene omnis confixa multitudine hostilium sagittarum, quarum centum ac triginta milia intra uallum reperta sunt. nec mirum, si quis singulorum facta respiciat, uel Cassi Scaeuae centurionis uel Gai Acili militis, ne de pluribus referam. Scaeua excusso oculo, transfixus femore et umero, centum et uiginti ictibus scuto perforato, custodiam portae commissi castelli retinuit. Acilius nauali ad Massiliam proelio iniecta in puppem hostium dextera et abscisa memorabile illud apud Graecos Cynegiri exemplum imitatus transiluit in nauem umbone obuios agens.
 
traduzione
 
68 Per tutte queste ragioni li rese fedelissimi alla sua persona, ma anche molto coraggiosi. All'inizio della guerra civile i centurioni di ciascuna legione gli offrirono, di tasca propria, l'equipaggiamento di un cavaliere, mentre tutti i soldati si dichiararono disposti a prestare i propri servizi gratuitamente, senza paga e senza rancio: i pi? ricchi, poi, si impegnarono al mantenimento dei pi? poveri. Durante la guerra cos? lunga nessuno di loro lo abbandon? mai e quelli che furono fatti prigionieri, quando si videro risparmiata la vita se avessero voluto continuare a combattere contro di lui, per lo pi? rifiutarono. Quanto alla fame e alle altre privazioni, non solo quando erano assediati, ma anche quando assediavano, sopportavano tutto con tale coraggio che Pompeo, dopo aver visto nelle trincee di Durazzo un tipo di pane fatto con erba, che serviva loro di nutrimento, disse di avere a che fare con bestie, e lo fece subito sparire senza mostrarlo a nessuno. Temeva che la tenacia e l'ostinazione del nemico scoraggiasse l'animo dei suoi soldati. Con quanto valore combattessero i soldati di Cesare ? dimostrato dal fatto che, dopo essere stati battuti una volta presso Durazzo, essi stessi, spontaneamente, chiesero di essere puniti, tanto che il loro generale dovette impegnarsi pi? a consolarli che a rimproverarli. In tutte le altre battaglie vinsero facilmente le forze innumerevoli del nemico, anche se erano inferiori per numero. Infine una sola coorte della sesta legione, posta a difesa di un forte, tenne impegnate per alcune ore quattro legioni di Pompeo, bench? quasi tutti gli uomini fossero trafitti dalla quantit? delle frecce nemiche, delle quali centotrentamila furono trovate dentro il vallo. La cosa non sorprende, se si fa attenzione ad alcuni esempi di eroismo individuale come quelli del centurione Cassio Sceva o del soldato semplice Gaio Acilio, per non citarne altri. Sceva, colpito ad un occhio, trapassato il femore e l'omero, forato lo scudo da centoventi colpi, continu? a difendere la porta del forte che gli era stata affidata. Acilio, durante la battaglia navale presso Marsiglia, si vide tagliata la mano destra con cui aveva afferrato la poppa di una nave nemica. Imitando allora il mirabile esempio del greco Cinegiro, salt? sulla nave e respinse con la sporgenza dello scudo quanti gli venivano incontro.
 

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