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Progetto
Ovidio - database
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Svetonio
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Vita dei Cesari I (Cesare),76
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originale
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[76] Praegrauant tamen cetera facta dictaque eius, ut et abusus dominatione et iure caesus existimetur. non enim honores modo nimios recepit: continuum consulatum, perpetuam dictaturam praefecturamque morum, insuper praenomen Imperatoris, cognomen Patris patriae, statuam inter reges, suggestum in orchestra; sed et ampliora etiam humano fastigio decerni sibi passus est: sedem auream in curia et pro tribunali, tensam et ferculum circensi pompa, templa, aras, simulacra iuxta deos, puluinar, flaminem, lupercos, appellationem mensis e suo nomine; ac nullos non honores ad libidinem cepit et dedit. tertium et quartum consulatum titulo tenus gessit contentus dictaturae potestate decretae cum consulatibus simul atque utroque anno binos consules substituit sibi in ternos nouissimos menses, ita ut medio tempore comitia nulla habuerit praeter tribunorum et aedilium plebis praefectosque pro praetoribus constituerit, qui apsente se res urbanas administrarent. pridie autem Kalendas Ianuarias repentina consulis morte cessantem honorem in paucas horas petenti dedit. eadem licentia spreto patrio more magistratus in pluris annos ordinauit, decem praetoriis uiris consularia ornamenta tribuit, ciuitate donatos et quosdam e semibarbaris Gallorum recepit in curiam. praeterea monetae publicisque uectigalibus peculiares seruos praeposuit. trium legionum, quas Alexandreae relinquebat, curam et imperium Rufioni liberti sui filio exoleto suo demandauit.
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traduzione
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76 Purtroppo altri suoi atti e altri suoi discorsi fecero pendere la bilancia a suo sfavore a tal punto da credere che abbia abusato del suo potere e che abbia meritato di essere ucciso. Infatti non solo accett? onori eccessivi, come il consolato a vita, la dittatura e la prefettura dei costumi in perpetuo, senza contare il titolo di a imperatore?, il soprannome di ?padre della Patria?, la statua in mezzo a quelle dei re, un palco nell'orchestra, ma permise anche che gli venissero attribuite prerogative pi? grandi della sua condizione umana: un seggio dorato in Senato e davanti al tribunale, un carro e un vassoio nelle processioni del circo, templi, altari, statue a fianco di quelle degli dei, un letto imperiale, un flamine, Luperci con il suo nome venne chiamato un mese e per di pi? non vi furono cariche che egli non abbia preso e assegnato a suo piacimento. Del terzo e del quarto consolato tenne soltanto il titolo e si accontent? del potere dittatoriale conferitogli insieme con i consolati, ma in quei due anni design? due consoli supplenti per gli ultimi tre mesi; in tal modo nell'intervallo non indisse altre elezioni se non quelle degli edili e dei tribuni della plebe, e nomin? prefetti propretori, incaricati di amministrare La citt? in sua assenza. La morte improvvisa di un console, avvenuta il giorno prima delle calende di gennaio, lasci? vacante per qualche ora la carica che subito confer? a chi la chiedeva. Con la stessa disinvoltura, in spregio alla tradizione consacrata, attribu? magistrature per pi? anni, accord? gli ornamenti consolari a dieci pretori anziani, concesse il diritto di cittadinanza e fece entrare in Senato alcuni Galli semibarbari. Inoltre affid? il Tesoro e i redditi pubblici ai suoi servi personali. Lasci? la cura e il comando delle tre legioni di stanza ad Alessandria a Rufione, figlio di un suo liberto e suo favorito.
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