Data:
11/04/2002 2.05.23
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Cicerone, Brutus, 313-316 passim
Allora avevo una complessione quanto mai gracile e cagionevole, con un collo lungo e sottile; con questa costituzione e con quest'aspetto, si ritiene che uno non sia lontano dal correre serio pericolo di vita, se vi si aggiungono un'attivit? faticosa e un considerevole sforzo dei polmoni. La cosa tanto pi? preoccupava quelli cui ero caro, perch? parlavo senza mai allentare il tono, senza variet?, sfruttando al massimo le mie risorse vocali, e sforzando tutto il corpo. [314] Pertanto, mentre sia gli amici sia i medici mi esortavano a desistere dal parlare in tribunale, io ritenni di dover affrontare qualsiasi pericolo, piuttosto che rinunciare alla bramata gloria nell'eloquenza. Ritenevo tuttavia che, allentando e moderando la voce, e mutando genere d'eloquenza, avrei potuto evitare i pericoli, e parlare dosando meglio le tonalit?; cambiare la mia consuetudine oratoria: ecco la ragione per la quale partii per l'Asia. Pertanto, dopo essermi occupato di cause per due anni, e quando nel foro il mio nome gi? godeva di grande notoriet?, partii da Roma. [315] Giunto ad Atene, passai sei mesi con Antioco, filosofo dell'accademia antica, molto celebre e dalla competenza vastissima; dietro sollecitazione di quest'uomo insigne, e sotto la sua guida, ripresi gli studi filosofici, che non avevo mai lasciato: li coltivavo e li incrementavo fino dalla mia prima giovinezza. Ad Atene, contemporaneamente, ero tuttavia solito esercitarmi con impegno alla scuola di Demetrio Siro, un vecchio maestro di eloquenza tutt'altro che spregevole. In seguito viaggiai per tutta l'Asia, accompagnato dai pi? grandi oratori, i quali si mostravano compiaciuti di dirigere i miei esercizi; il pi? notevole era Menippo di Stratonicea, allora, a mio avviso, l'uomo pi? eloquente di tutta l'Asia; e, se ? peculiarit? degli attici di non aver niente di fastidiosamente pedantesco n? di goffo, quest'oratore pu? a buon diritto venire annoverato tra loro. [316] Pi? di ogni altro mi stette per? al fianco Dionisio di Magnesia; e cos? facevano anche Eschilo di Cnido, e Senocle di Adramitteo. Questi venivano allora considerati in Asia i retori di maggior spicco. Non accontentandomi di loro, mi recai a Rodi, e mi detti a seguire con zelo quello stesso Molone che avevo potuto ascoltare a Roma: oltre a essere un avvocato di cause reali, e uno scrittore valente, aveva acume e competenza grandissime nel cogliere e nel censurare i difetti, e nel formare gli allievi con i suoi insegnamenti. Egli si adoper? - basta che ci sia riuscito! - a contenere la mia eccessiva ridondanza, il mio traboccare - che derivavano da una certa giovanile mancanza di ritegno e di freni -, e ad arginare il flutto che, diciamo cos?, dilagava fuori dalle sponde. Cos?, due anni dopo, me ne tornai non solo meglio addestrato, ma quasi trasformato. Difatti si era placata la troppa concitazione della voce, la mia eloquenza era, per cos? dire, sbollita, i miei polmoni avevano riacquistato vigore, e nel corpo mi ero fatto moderatamente pi? pieno.
Trad. BUR
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