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Mittente:
Bukowski
Re: tacito   stampa
Data:
16/04/2002 14.46.36




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Annales, XV, 57-58 [traduzione sotto originale latino]

[57] Atque interim Nero recordatus Volusii Proculi indico Epicharin attineri ratusque muliebre corpus impar dolori tormentis dilacerari iubet. at illam non verbera, non ignes, non ira eo acrius torquentium, ne a femina spernerentur, pervicere, quin obiecta denegaret. sic primus quaestionis dies contemptus. postero cum ad eosdem cruciatus retraheretur gestamine sellae (nam dissolutis membris insistere nequibat), vinclo fasciae, quam pectori detraxerat, in modum laquei ad arcum sellae restricto indidit cervicem et corporis pondere conisa tenuem iam spiritum expressit, clariore exemplo libertina mulier in tanta necessitate alienos ac prope ignotos protegendo, cum ingenui et viri et equites Romani senatoresque intacti tormentis carissima suorum quisque pignorum proderent.
[58] Non enim omittebant Lucanus quoque et Senecio et Quintianus passim conscios edere, magis magisque pavido Nerone, quamquam multiplicatis excubiis semet saepsisset. quin et urbem per manipulos occupatis moenibus, insesso etiam mari et amne, velut in custodiam dedit. volitabantque per fora, per domos, rura quoque et proxima municipiorum pedites equitesque, permixti Germanis, quibus fidebat princeps quasi externis. continua hinc et vincta agmina trahi ac foribus hortorum adiacere. atque ubi dicendam ad causam introissent, [non stud]ia tantum erga coniuratos, sed fortuitus sermo et subiti occursus, si convivium, si spectaculum simul inissent, pro crimine accipi, cum super Neronis ac Tigellini saevas percunctationes Faenius quoque Rufus violenter urgueret, nondum ab indicibus nominatus et quo fidem inscitiae pararet, atrox adversus socios. idem Subrio Flavo adsistenti adnuentique, an inter ipsam cognitionem destringeret gladium caedemque patraret, renuit infregitque impetum iam manum ad capulum referentis.

57. Intanto Nerone si ricord? di Epicari, trattenuta in carcere dopo la delazione di Volusio Proculo, e, pensando che il corpo di una donna non reggesse alle sofferenze, ordina di straziarla con la tortura. Ma non le sferzate, non i ferri roventi, non l'accanimento dei carnefici esasperati dalla paura di subire uno smacco da una donna, riuscirono a farle ammettere le imputazioni. Cos? pass?, senza nulla di fatto, il primo giorno di interrogatorio. L'indomani, mentre la riportavano alla tortura sopra una lettiga, perch? gli arti slogati non la reggevano, Epicari si tolse una fascia dal seno, la fiss? alla volta della lettiga a mo' di cappio, vi introdusse il collo e, lasciandosi andare con tutto il peso del corpo, esal? il debole soffio di vita rimastole: gesto tanto pi? nobile da parte di una donna, una liberta, la quale, in una situazione cos? disperata, cercava di salvare persone estranee e a lei quasi sconosciute, mentre uomini nati liberi, dei maschi, cavalieri e senatori romani, non sfiorati dalla tortura, tradivano, ciascuno, le persone pi? care.
58. Infatti neppure un Lucano, un Senecione o un Quinziano cessavano di fare i nomi dei complici, uno dopo l'altro, mentre col passare del tempo il terrore di Nerone ingigantiva, bench? si fosse trincerato dietro le sue guardie, moltiplicate di numero. E non basta: mise, si pu? dire, la citt? stessa in prigione, con le mura occupate da manipoli e col litorale e il fiume tenuti anch'essi sotto controllo. Per le piazze, per le case e anche nelle campagne e nei municipi vicini scorrazzavano fanti e cavalieri, mescolati ai Germani, dei quali il principe, perch? stranieri, si fidava. Era una processione continua di gente trascinata in catene e addossata agli ingressi dei giardini. Una volta introdotti, per lo svolgimento del processo, si vedevano imputare come colpa non solo la simpatia dimostrata verso i congiurati, ma discorsi casuali e fuggevoli incontri, oppure la presenza contemporanea a un banchetto o a uno spettacolo; mentre, oltre agli spietati interrogatori di Nerone e Tigellino, imperversava durissimo anche Fenio Rufo, ancora non nominato dai delatori e implacabile verso i compagni, per dar credito alla sua estraneit?. Proprio lui, a Subrio Flavo, che gli sedeva di fronte e gli chiedeva a cenni, se dovesse, in piena istruttoria, impugnare la spada e compiere l'uccisione voluta, fece cenno di no e ferm? il gesto del complice, che gi? portava la mano all'impugnatura della spada.

Trad. database progettovidio
  tacito
      Re: tacito
 

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