Data:
16/04/2002 15.16.24
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In effetti il testo in rete ? irreperibile. T'invio la prima:
Properzio, Elegie, I, 1 [La traduzione ? sotto il testo latino]
Cynthia prima suis miserum me cepit ocellis, contactum nullis ante cupidinibus. tum mihi constantis deiecit lumina fastus et caput impositis pressit Amor pedibus, donec me docuit castas odisse puellas 5 improbus, et nullo vivere consilio. ei mihi, iam toto furor hic non deficit anno, cum tamen adversos cogor habere deos. Milanion nullos fugiendo, Tulle, labores saevitiam durae contudit Iasidos. 10 nam modo Partheniis amens errabat in antris, rursus in hirsutas ibat et ille feras; ille etiam Hylaei percussus vulnere rami saucius Arcadiis rupibus ingemuit. ergo velocem potuit domuisse puellam: 15 tantum in amore fides et benefacta valent. in me tardus Amor non ullas cogitat artes, nec meminit notas, ut prius, ire vias. at vos, deductae quibus est pellacia lunae et labor in magicis sacra piare focis, 20 en agedum dominae mentem convertite nostrae, et facite illa meo palleat ore magis! tunc ego crediderim Manes et sidera vobis posse Cytinaeis ducere carminibus. aut vos, qui sero lapsum revocatis, amici, 25 quaerite non sani pectoris auxilia. fortiter et ferrum saevos patiemur et ignes, sit modo libertas quae velit ira loqui. ferte per extremas gentes et ferte per undas, qua non ulla meum femina norit iter. 30 vos remanete, quibus facili deus annuit aure, sitis et in tuto semper amore pares. nam me nostra Venus noctes exercet amaras, et nullo vacuus tempore defit Amor. hoc, moneo, vitate malum: sua quemque moretur 35 cura, neque assueto mutet amore torum. quod si quis monitis tardas adverterit aures, heu referet quanto verba dolore mea!
Cinzia per prima con i cari occhi mi prese, misero, prima nessuna passione mi aveva sfiorato. Mi spense allora Amore l'ardito lampo degli occhi, mi premette suI capo i suoi piedi, finch? m'apprese a odiare ogni casta fanciulla, perfido, e a vivere senza saper pi? come. Gi? tutto un anno: non mi lascia questo folle delirio, costretto a vivere con avversi gli d?i. Ricordi, o Tullo, Milanione? Accett? ogni travaglio, e infine spezz? la durezza ostile della figlia di laso. Errava invasato talvolta per gli anfratti del Partenio, e si scontrava, nel suo vagare, con irsute fiere; una volta, percosso da un colpo della clava di Ileo, pianse di dolore, ferito, tra le rupi d'Arcadia. Cos? alla fine dom? la veloce fanciulla: tanto valgono in amore le suppliche e meritorie imprese. Per me invece Amore indolente non trova rimedi n? sa pi? andare, come una volta, per le note vie. Ma voi, che possedete l'arte di trar gi? dal cielo la luna e che sui magici fuochi sapete compiere incanti, avanti, trasformate l'animo della nostra tiranna, che il suo viso diventi pi? pallido del mio! Allora creder? che i corsi dei fiumi e delle stelle sapete guidare con le magie di Medea. E voi, amici, che troppo tardi soccorrete il caduto, cercate rimedi per il mio cuore che pi? non guarisce. Sopporter? con coraggio tormenti di ferro e di fuoco pur di poter gridare quello che l'ira mi detta. Portatemi tra genti remote, portatemi per mari lontani e che nessuna donna sappia il mio cammino! Restate voi, a cui il dio diede un benigno assenso, e vivete sempre sicuri nel reciproco amore. Quanto a me, amare notti la mia Venere mi procura, in nessun momento s'addormenta Amore in pace. Fuggite questa rovina, vi dico: rimanga ognuno ben saldo nella propria passione, non s'allontani dal consueto amore! E se qualcuno tarder? a seguire i miei consigli, ahim?, con quanta pena ricorder? le mie parole!
Trad. database progettovidio
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