Data:
17/04/2002 15.43.41
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Cicerone, Contro Verre, I, 1-2
L'occasione che ardentemente speravamo, o giudici, l'occasione unica e sola adatta a stornare l'antipatia verso la vostra classe e il discredito in cui versano le istituzioni giuridiche, vi ? dato, anzi - come dire - concesso - e non per un'iniziativa umana, ma quasi dal volere divino - in un momento assai critico [summo tempore] per lo Stato. Oramai, si ? ben radicata [inveteravit] l'opinione, non solo tra il popolo romano, ma anche fra gli altri popoli - (opinione) dannosissima per lo Stato, e altres? pericolosa per voi - secondo la quale, vigendo questo sistema giudiziario [his iudiciis quae nunc sunt], un uomo ricco, per quanto colpevole, non sia passibile d'accusa. Ora, invece, in questo esatto momento - cos? cruciale per voi e per le istituzioni giuridiche - mentre c'? chi s'industria, con assemblee e proposte di legge, a rinfocolare quest'odio contro il senato, viene condotto sotto accusa C. Verre, un uomo gi? condannato dalla pubblica opinione per via della sua vita trascorsa nell'illecito, ma che - secondo le sue affermazioni aleatorie [sua spe et praedicatione] - ? stato gi? prosciolto, in virt? delle sue disponibilit? finanziarie. Io, allora, mi arrogo questa causa, assecondando la volont? e l'aspettazione del popolo di Roma, non al fine di accrescere l'odio verso il senato, ma per scongiurare il generale discredito. Infatti, ho portato sul banco degli imputati un uomo, che vi offre la possibilit? [lett. nel quale possiate] di recuperare il credito perduto nei confronti della giustizia, di riconciliarvi col popolo romano, di soddisfare le nazioni estere; (un individuo) che si ? macchiato di ruberie all'erario, vessatore dell'Asia e della Panfila, che ha approfittato della sua carica amministrativa di pretore, peste e rovina della provincia siciliana. Se giudicherete costui secondo verit? ed onest?, torner? a voi l'autorit? che vi compete [quae in vobis remanere debet], se al contrario le sue ingenti disponibilit? finanziarie comprometteranno un procedimento giusto e legale, otterr? d'aver dimostrato [adsequar ut? videatur] che non ? mancato ai giudici un accusato, o a un colpevole il suo accusatore, bens? piuttosto allo Stato un tribunale (degno di questo nome).
Invero, e devo confessarvelo, o giudici, sebbene Verre mi abbia teso innumerevoli insidie [lett. la costruzione ? al passivo: da Verre siano state?], per ogni dove [terra marique, per terra?], insidie che ho schivato in parte di mia mano [mea diligentia], in parte grazie all'abnegazione [studio officioque] dei miei fidati [amicorum], tuttavia, mai come ora, in questo processo, mi sono tanto sentito in pericolo [lett. mi ? sembrato?], n? ho provato tanto timore. In effetti, non mi turba soltanto l'esito della mia accusa, o l'eccessivo affollamento (della gente convenuta al processo) - cose che, gi? di per s?, mi mettono in apprensione [lett. la costruzione ? rovesciata] - quanto piuttosto le infamit? di costui, sempre pronto a colpire, con un sol colpo [uno tempore, allo stesso tempo], me, voi, (il pretore) Glabione, Roma, gli alleati, le nazioni estere, la stabilit? e infine il buon nome del senato. Si conviene che bisogna aver timore di colui il quale ha rubato quanto gli bastasse; ma costui ha sottratto risorse sufficienti per miriadi di persone: non c'? nulla di sacro ch'egli non v?oli, nessuno tanto integerrimo ch'egli non corrompa col denaro. Egli, inoltre, ? tanto velleitario nella definizione delle sue azioni [ad conandum], quanto furtivo nella loro attuazione, e per un motivo o per un altro ci ? sempre sfuggito. Ma stavolta, per fortuna, ? accaduto che alla sia singolare audacia si sia congiunta un'incredibile stoltezza. Infatti, (stavolta) ha agito cos? scopertamente nel compiere le sue ruberie, evidentemente convinto di riuscire a corrompere i giudici, da palesare a chiunque le sue intenzioni e i suoi progetti. Egli afferma che solo una volta, nella sua vita, ha provato timore: quella volta che lo portai al banco degli imputati; perch?, tornato da poco [recens] dalla sua provincia, tacciato da un'infamia e da un discredito non recente, ma ben radicato, perci? si trov? in un momento/una situazione sfavorevole per corrompere i giudici. Cos?, quando chiesi un po' di tempo per continuare le mie investigazioni in Sicilia, costui deleg? un tizio a fare, in meno di due giorni, analoghe investigazioni, in Acaia, con nessuna vera intenzione di portare a termine il (mio) stesso compito con la diligenza e l'abilit? che io vi avevo speso, con ricerche diurne e notturne [insomma, le ricerche dell'investigatore di Verre si rivelano, volutamente, arruffate e incomplete; il periodo ? leggermente ostico]. Ma quell'investigatore dell'Acaia non ha nemmeno messo piede a Brindisi [cio?, non ? neanche partito]. Io (invece), per (ben) 15 giorni, ho passato a setaccio la Sicilia, per raccogliere le querele di tutti i popoli e dei privati cittadini (governati da Verre); (affermo questo) affinch? appaia chiaro a tutti i Romani che quell'uomo era stato assoldato da costui non con lo scopo (reale) di costruire una difesa, ma semplicemente per approfittare della mia assenza [l'originale ? un po' ermetico, ma il senso ? chiaro, ho tradotto liberamente].
Trad. Bukowski
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