Data:
18/04/2002 2.33.51
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Cicerone, De inventione, I, 1-2
Gli abitanti di Crotone, quando (un tempo) abbondavano di ogni bene e in Italia primeggiavano [lett. numerarentur cum primis, venivano annoverati/considerati tra i primi], (ovvero, quando insomma erano a buon ragione) felici -, decisero [lett. vollero] di abbellire con raffinate iconografie un tempio di Giunone, che veneravano con grande devozione. Pertanto, fecero venire, dietro lauto compenso, Zeusi di Eraclea, che - a quel tempo - veniva considerato, e di gran lunga, il pittore pi? bravo. Costui dipinse anche parecchi altri quadri, di cui una buona parte [nonnulla pars] ? giunta fino a noi grazie alla sacralit? che ha preservato il tempio [lett. del tempio; l'espressione, un po' ermetica, vuole semplicemente dire che essendo quello un luogo di culto fu risparmiato dalla barbarie storica]. Affinch? il ritratto, (bench?) sobrio [lett. muto], riproducesse in s? l?aspetto di una bellissima donna, disse di voler dipingere l'immagine di Elena; la qual cosa gli abitanti di Crotone accettarono [lett. ascoltarono] con piacere, poich? spesso avevano sentito dire ch'egli, nel dipingere un corpo femminile, era un maestro insuperabile [lett. superava moltissimo gli altri (pittori)]. Pensarono infatti che, se si fosse applicato con dovizia [magno opere elaborasset] in un genere a lui molto consono [posset plurimum], avrebbe lasciato loro, nel tempio, un?opera egregia. E, in quewll'occasione, non si sbagliarono [lett. n? allora quella opinione li ingann?]. Zeusi infatti chiese, l? per l?, loro quali fanciulle avessero (di particolarmente) belle. Quelli allora, senza indugiare [statim], lo condussero [lett. condussero l?uomo] nella palestra e gli mostrarono molti ragazzi dotati di grande nobilt? d'aspetto. In effetti, un tempo, gli abitanti di Crotone eccellevano [lett. eccelsero] anche come prestanza e bellezza fisica e riportarono in patria [domum], insieme all'onore, smaglianti vittorie (conseguite) in gare ginniche.
Trad. Bukowski
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