Data:
21/04/2002 14.08.46
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In Macedonia, era morto il re Demetrio, lasciando (sul trono) il (proprio) figlio Filippo, (ancora) piuttosto piccolo. Gli fu affibbiato, in qualit? di tutore, Antigono, il quale, con lo sposare [lett. avendo sposato: ducere uxorem] la madre del fanciullo, aspirava a diventare re. Trascorso quindi del tempo, mentre era tenuto chiuso nella reggia da una (minacciosa) rivolta dei Macedoni, avanz? in mezzo alla gente senza guardie del corpo e, gettati alla folla il diadema e il mantello di porpora, cos? parl? ai cittadini in rivolta: "Dateli ad un altro che non sappia comandarvi o a cui non vi sia di peso [non pigeat: non sia spiacevole] obbedire [pareo, es]. Mi rendo ben conto [lett. non mi sfugge] che questo regno oggetto di invidia ? (per me) pieno non di soddisfazioni, ma di insidie e pericoli". Dopo (aver detto ci?), ricorda ai Macedoni [presente storico o narrativo: puoi tradurre anche col passato] le proprie azioni meritorie [beneficia]: come, grazie a lui [per se] fossero state punite le ribellioni degli alleati, come - lui stesso - avesse tenuto a freno i Dardani e i Tessali, che esultavano [exultantes] per la morte di Demetrio, come infine avesse non solo difeso, ma anche accresciuto la dignit? dei Macedoni. "Se non siete soddisfatti [si paenitet] di questi (miei) benefici, sono pronto a deporre il comando e a restituire l'incarico [munus] che da voi mi ? stato concesso. Mettetevi (allora) alla ricerca di un altro re, cui possiate comandare, non obbedire". Sebbene il popolo, mosso da vergogna, lo implorasse di riprendere il regno, rifiut? tanto a lungo finch? gli autori della ribellione (non) furono mandati a morte.
Trad. Bukowski
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