Data:
22/04/2002 16.30.25
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Hai ragione ad insistere. Perdona la mia mancanza.
Cicerone, In Verrem, II, 4 passim
Come credete che reagiranno le nazioni straniere? Come credete che sar? valutata la notizia di quest'azione [huius tui facti], quando essa raggiunger? altri regni e i paesi pi? lontani, quando (cio?) si verr? a sapere [cum audirent] che, in una provincia (romana), un re ha ricevuto un affronto da un pretore di Roma? Che un ospite (del popolo romano) ha subito un saccheggio? (Ovvero) che un alleato ed un amico di Roma ? stato cacciato via (con disonore)? Rendetevi conto [scitote], o giudici, che il vostro nome e quello di Roma diventer? oggetto di odio asperrimo [odio atque acerbitati] da parte di nazioni straniere, se questa insolenza inaudita (di Verre) rester? impunita. Tutti penseranno, specialmente qualora questa reputazione della nostra gente - (di essere preda) di avidit? e bramosia - si sar? radicata, che quest'azione facinorosa non appartiene soltanto a costui [a codesto: Verre], ma anche a coloro che l'hanno approvata (con tacito assenso, ovvero condonandola). Molti re, molte nazioni libere, molti cittadini privati - ricchi ed influenti - si sentono certamente di onorare il Campidoglio alla stregua di un luogo sacro, come la reputazione del nostro impero richiede. E se essi si rendono conto che non mostrate indulgenza [graviter tulisse] verso l'appropriazione indebita di un dono regale, allora penseranno bene che, effettivamente, il loro zelo e i loro presenti avranno valore per voi e per la gente romana. Ma se essi vengono a sapere che siete rimasti indifferenti di fronte alla denuncia di un re cos? rispettabile, in un caso cos? notevole, in un caso di mala giustizia, essi non saranno cos? folli da dedicare lavoro, cura e denaro in cose non degne del vostro rispetto. Mi riferisco a te, Q. Catulo; sto parlando, infatti, della tua splendida opera [il tempio di Giove, distrutto da un incendio, venne finito da Quinto Lutazio Catulo, vincitore dei Cimbri, il quale costru? pure nel piano fra la rocca e il Capitolio l'archivio dello Stato]. Riguardo a questo misfatto, devi assumere non soltanto la severit? di un giudice, ma - come dire [prope] - la veemenza di un nemico e di un accusatore. La tua rispettabilit? ? legata a quel tempio, col beneplacito del senato e del popolo di Roma, l'eterna memoria del tuo nome ? consacrato insieme a quel tempio: devi assumerti la cura e l'onere affinch? il Campidoglio, restituito al prisco splendore, possa essere adornato pi? splendidamente di quanto fosse in origine, tal che quell'incendio, divampato per volont? divina, sembri non essere scoccato per distruggere il tempio di Giove Ottimo Massimo, ma quale pretesto per ricostruirlo in modo pi? magnifico e sontuoso. Hai sentito Q. Minucius testimoniare che il re Antioco alloggiava nella sua casa mentre era a Siracusa; che egli era a conoscenza del fatto che questo candelabro era stato portato alla casa di Verre, senza essere restituito. Hai sentito, e sentirai la testimonianza di uomini del seguito di Siracusa testimoniare di essere a corrente del fatto che quell'oggetto era dedicato e consacrato al Giove Ottimo Massimo dal re Antioco. Se tu non fossi un giudice, e questo malaffare ti fosse riferito, ti accolleresti comunque l'onere di seguirlo, richiamare il candelabro, e proseguire questa causa. A maggior ragione, non dubito del fatto che, trovandoti ora a deliberare in qualit? di giudice riguardo questo furto, dovresti essere, dinanzi ad un altro giudice, un avvocato d'accusa [oggi si direbbe: pubblico ministero] addirittura pi? duro di me.
Trad. Bukowski
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