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Bukowski
Re: URGENTISSIMOOOO   stampa
Data:
22/04/2002 16.37.51




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Livio, Storia di Roma, XXII, 2 [la traduzione ? sotto l'originale]

[2] Dum consul placandis Romae dis habendoque dilectu dat operam, Hannibal profectus ex hibernis, quia iam Flaminium consulem Arretium peruenisse fama erat, cum aliud longius, ceterum commodius ostenderetur iter, propiorem uiam per paludes petit, qua fluuius Arnus per eos dies solito magis inundauerat. Hispanos et Afros?id omne ueterani erat robur exercitus?admixtis ipsorum impedimentis necubi consistere coactis necessaria ad usus deessent, primos ire iussit; sequi Gallos, ut id agminis medium esset; nouissimos ire equites; Magonem inde cum expeditis Numidis cogere agmen, maxime Gallos, si taedio laboris longaeque uiae?ut est mollis ad talia gens?dilaberentur aut subsisterent, cohibentem. primi, qua modo praeirent duces, per praealtas fluuii ac profundas uoragines, hausti paene limo immergentesque se, tamen signa sequebantur. Galli neque sustinere se prolapsi neque adsurgere ex uoraginibus poterant, neque aut corpora animis aut animos spe sustinebant, alii fessa aegre trahentes membra, alii, ubi semel uictis taedio animis procubuissent, inter iumenta et ipsa iacentia passim morientes; maximeque omnium uigiliae conficiebant per quadriduum iam et tres noctes toleratae. Cum omnia obtinentibus aquis nihil ubi in sicco fessa sternerent corpora inueniri posset, cumulatis in aqua sarcinis insuper incumbebant, [aut] Iumentorum itinere toto prostratorum passim acerui tantum quod exstaret aqua quaerentibus ad quietem parui temporis necessarium cubile dabant. Ipse Hannibal aeger oculis ex uerna primum intemperie uariante calores frigoraque, elephanto, qui unus superfuerat, quo altius ab aqua exstaret, uectus, uigiliis tamen et nocturno umore palustrique caelo grauante caput et quia medendi nec locus nec tempus erat altero oculo capitur.


2. Mentre a Roma il console attendeva a placare gli d?i e ad effettuare un arruolamento, Annibale, partito dagli accampamenti invernali (infatti girava voce che il console Flaminio fosse gi? arrivato ad Arezzo), pur potendo seguire un itinerario pi? lungo ma pi? comodo, prese la strada pi? breve attraverso le paludi, proprio nella zona in cui il fiume Amo in quei giorni era straripato pi? del solito. Annibale diede disposizione che avanzassero per primi gli Ispani, gli Africani e tutto il nerbo dell'esercito veterano insieme alle loro salmerie, perch? non mancasse nulla dell'equipaggiamento se fossero stati costretti a fermarsi da qualche parte; dietro di loro dovevano avanzare i Galli, affinch? costituissero il centro della colonna; infine dovevano procedere i cavalieri, a formare la retroguardia. Magone, con la cavalleria leggera numida, doveva sorvegliare la marcia, tenendo a freno soprattutto i Galli, che sono gente poco resistente a simili fatiche, se si fossero dispersi o si fossero fermati per il disagio della fatica o per la lunghezza della strada. Gli Ispani e gli Africani, almeno nei posti in cui li guidavano i loro comandanti, riuscivano ad avanzare, anche se dovevano attraversare le voragini a precipizio e profondissime del fiume e anche se venivano quasi risucchiati dal fango che finiva con l'avvilupparli. Invece i Galli, quando scivolavano, non erano in grado di reggersi o di tirarsi fuori dalle buche. Inoltre non facevano nulla per dare una sferzata di coraggio al proprio corpo o per sostenere il morale con un po' di speranza: alcuni di loro trascinavano stancamente le membra, altri, se appena una volta cadevano vinti dallo scoramento, si lasciavano morire tra le bestie da soma che a loro volta giacevano sparse qua e l?. E pi? di ogni altra cosa erano prostrati dalle veglie sopportate ormai per quattro giorni e per tre notti. L'acqua era dappertutto: non si poteva trovare un solo posto dove distendere i corpi stanchi rimanendo all'asciutto e allora venivano ammonticchiati nell'acqua i bagagli e gli uomini vi si buttavano sopra. Oppure i mucchi di corpi delle bestie da soma che giacevano sparsi lungo tutto l'itinerario offrivano un giaciglio indispensabile per un breve sonno a uomini che ormai cercavano soltanto qualcosa che emergesse dall'acqua. Lo stesso Annibale, che gi? prima aveva contratto una malattia agli occhi per l'incostanza della stagione primaverile con i suoi sbalzi di caldo e freddo, si faceva portare da un elefante, l'unico che fosse sopravvissuto, per rimanere fuori dell'acqua; tuttavia perse un occhio a causa delle veglie perch? l'umidit? notturna e il clima palustre gli appesantivano il capo e inoltre non c'era un luogo in cui fermarsi per essere medicati o il tempo per farlo.

Trad. Mazzocato, Newton
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      Re: URGENTISSIMOOOO
 

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