Data:
22/04/2002 23.12.35
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Quando cominci? ad annottare, ordin? che gli preparassero un letto nella parte anteriore dell'edificio, chiese delle tavolette, uno stilo, un lume; mand? tutti i suoi nelle stanze interne ed egli invece si assorb? - la mente, gli occhi, la mano - nello scrivere, onde evitare che la mente rimasta inoperosa desse corpo alle storie di spettri che aveva sentito e a vani timori. Dapprima, come ovunque, il silenzio della notte, poi cominci? un agitarsi di ferri, un muover di catene: quello non alza gli occhi, non ripone lo stilo, ma rafforza il proprio coraggio e lo mette a guardia delle orecchie, cresce lo strepito, continua ad avvicinarsi, e gi? sembra di udirlo sulla soglia, gi? oltre la soglia. Si volta, vede e riconosce la figura di cui gli avevano parlato. Stava ritta e faceva segno con il dito, come a invitare qualcuno; ma il filosofo le fa cenno con la mano, come per dirle di attendere un poco, e si rimette alle tavolette e allo stilo. Essa agitava le catene sopra il capo di lui che scriveva; si volta di nuovo, vede che gli fa cenno come prima, senza esitare, prende il lume e la segue. Essa avanzava con lento passo, quasi la gravassero le catene; dopo essere svoltata nel cortile della casa, improvvisamente svanisce, abbandonando chi la segue. Una volta rimasto solo, Atenodoro contrassegna il posto con delle erbe e delle foglie spiccate. Il giorno dopo va dai magistrati, e chiede loro che ordinino di far scavare in quel posto. Vi trovano, frammiste e avvolte dalle catene, delle ossa, che il cadavere putrefatto dall'azione del tempo e del terreno aveva lasciate scarnificate e scavate dalle catene; raccolte, vengono sepolte a spese della citt?. La casa non fu pi? visitata dai Mani, sepolti secondo i riti.
Trad. BUR
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