Data:
23/04/2002 14.04.56
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Plinio, Lettere, IX, 33 passim
In Africa si trova una colonia, Ippona, vicina al mare; vicino ad essa, si distende uno stagno navigabile: da quest'ultimo sbocca in mare [emergit aestuarium] una specie di fiume, che, con moto alternato [vice alterna], la marea ora trattiene ora sospinge, (tal che) ora sgorga nel mare ora rientra nello stagno. Gente di ogni et? vi giunge per pescare, andare in barca e anche nuotare, soprattutto i ragazzi, attratti dall'ozio e dal desiderio di divertirsi [lett. che l'ozio e il desiderio di divertirsi attrae]. Per costoro ? vanto e prodezza spingersi in alto mare: vince colui che si ? maggiormente allontanato dalla spiaggia e dagli (altri) nuotatori. Durante questa gara, un ragazzo pi? ardimentoso degli altri cercava di spingersi pi? lontano possibile [in ulteriora]. Gli venne incontro un delfino che si mise ora a precedere ora a seguire il ragazzo, ora a girargli attorno, infine ad andargli sotto, a sollevarlo, a deporlo, a risollevarlo e, tutto tremante, dapprima lo porta verso l'alto mare, poi ritorna verso la spiaggia e lo riconsegna alla riva e ai suoi compagni. La notizia (di tale vicenda) si diffonde per tutta la colonia: accorre molta gente, per vedere quel ragazzo, come un essere miracoloso, per porgli delle domande, ascoltarlo, raccontare (il fatto ad altri). Il giorno successivo, affollano la spiaggia, e scrutano il mare e tutto ci? che ? simile al mare. I ragazzi nuotano e fra loro quello [il giovane di cui sopra], ma in modo pi? prudente.
Trad. Bukowski
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