Data:
23/04/2002 16.25.17
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Orazio, Odi, I, 11 - II 14 [la traduzione ? sotto l'originale]
XI Tu ne quaesieris (scire nefas) quem mihi, quem tibi finem di dederint, Leuconoe, nec Babylonios temptaris numeros. Vt melius quicquid erit pati! Seu pluris hiemes seu tribuit Iuppiter ultimam, 5 quae nunc oppositis debilitat pumicibus mare Tyrrhenum, sapias, uina liques et spatio breui spem longam reseces. Dum loquimur, fugerit inuida aetas: carpe diem, quam minimum credula postero.
11, a Leuc?noe Non chiedere anche tu agli dei il mio e il tuo destino, Leuc?noe: non ? lecito saperlo, come indagare un senso fra gli astri di Caldea. Credimi, ? meglio rassegnarsi, se Giove ci concede molti inverni o l'ultimo sia questo che ora infrange le onde del Tirreno contro l'argine delle scogliere. Pensaci: bevi un po' di vino e per il breve arco della vita tronca ogni lunga speranza. Mentre parliamo, con astio il tempo se n'? gi? fuggito. Goditi il presente e non credere al futuro.
XIV Eheu fugaces, Postume, Postume, labuntur anni nec pietas moram rugis et instanti senectae adferet indomitaeque morti, 5 non, si trecenis quotquot eunt dies, amice, places inlacrimabilem Plutona tauris, qui ter amplum Geryonen Tityonque tristi compescit unda, scilicet omnibus 10 quicumque terrae munere uescimur enauiganda, siue reges siue inopes erimus coloni. Frustra cruento Marte carebimus fractisque rauci fluctibus Hadriae, 15 frustra per autumnos nocentem corporibus metuemus Austrum: uisendus ater flumine languido Cocytos errans et Danai genus infame damnatusque longi 20 Sisyphus Aeolides laboris. Linquenda tellus et domus et placens uxor, neque harum quas colis arborum te praeter inuisas cupressos ulla breuem dominum sequetur; 25 absumet heres Caecuba dignior seruata centum clauibus et mero tinguet pauimentum superbo, pontificum potiore cenis.
14, a Postumo Ahim? Postumo, rapidi, Postumo, fuggono gli anni e non c'? preghiera che ti eviti l'aggressione delle rughe, la vecchiaia, il confronto con la morte, anche se t'illudessi per tutta la vita, amico mio, di strappare con offerte senza fine una lacrima a Plutone: fra le sue onde di tenebra incatena esseri incredibili, quelle onde che chiunque viva su questa terra, dal pi? povero al pi? potente, tutti noi siamo destinati a navigare. Non serve evitare i rischi della guerra, le scogliere dove s'infrange l'urlo del mare; non serve difendersi ogni autunno dai venti che corrodono le ossa. Credimi. Conosceremo il fiume della morte, il suo vagare inerte, opaco e le figlie maledette di Danao e S?sifo incatenato per sempre alla sua pena. Lasceremo i campi, la casa, la donna che amiamo e degli alberi che ora coltivi nessuno, se non questo cipresso odioso, seguir? un padrone cos? effimero. Il tuo erede, meno sciocco, si berr? il cecubo che difendi con cento chiavi e di quel vino generoso, che sfida le cene dei pontefici, bagner? la terra.
Trad. database progettovidio
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