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Mittente:
Bukowski
Re: satira orazio   stampa
Data:
24/04/2002 18.27.38




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Orazio, Satire, II, 4 [la traduzione ? sotto il testo latino]

2.4

'Unde et quo Catius?' 'non est mihi tempus, aventi
ponere signa novis praeceptis, qualia vincent
Pythagoran Anytique reum doctumque Platona.'
'peccatum fateor, cum te sic tempore laevo
interpellarim; sed des veniam bonus, oro. 5
quodsi interciderit tibi nunc aliquid, repetes mox,
sive est naturae hoc sive artis, mirus utroque.'
'quin id erat curae, quo pacto cuncta tenerem
utpote res tenuis, tenui sermone peractas.'
'ede hominis nomen, simul et, Romanus an hospes.' 10
'ipsa memor praecepta canam, celabitur auctor.
longa quibus facies ovis erit, illa memento,
ut suci melioris et ut magis alba rotundis,
ponere: namque marem cohibent callosa vitellum.
cole suburbano qui siccis crevit in agris 15
dulcior: inriguo nihil est elutius horto.
si vespertinus subito te oppresserit hospes,
ne gallina malum responset dura palato,
doctus eris vivam musto mersare Falerno:
hoc teneram faciet. pratensibus optima fungis 20
natura est; aliis male creditur. ille salubris
aestates peraget, qui nigris prandia moris
finiet, ante gravem quae legerit arbore solem.
Aufidius forti miscebat mella Falerno:
mendose, quoniam vacuis conmittere venis 25
nil nisi lene decet: leni praecordia mulso
prolueris melius. si dura morabitur alvus,
mitulus et viles pellent obstantia conchae
et lapathi brevis herba, sed albo non sine Coo.
lubrica nascentes inplent conchylia lunae; 30
sed non omne mare est generosae fertile testae:
murice Baiano melior Lucrina peloris,
ostrea Circeis, Miseno oriuntur echini,
pectinibus patulis iactat se molle Tarentum.
nec sibi cenarum quivis temere arroget artem, 35
non prius exacta tenui ratione saporum.
nec satis est cara piscis averrere mensa
ignarum, quibus est ius aptius et quibus assis
languidus in cubitum iam se conviva reponet.
Umber et iligna nutritus glande rotundas 40
curvat aper lances carnem vitantis inertem;
nam Laurens malus est, ulvis et harundine pinguis.
vinea submittit capreas non semper edulis.
fecundae leporis sapiens sectabitur armos.
piscibus atque avibus quae natura et foret aetas, 45
ante meum nulli patuit quaesita palatum.
sunt quorum ingenium nova tantum crustula promit.
nequaquam satis in re una consumere curam,
ut siquis solum hoc, mala ne sint vina, laboret,
quali perfundat piscis securus olivo. 50
Massica si caelo suppones vina sereno,
nocturna siquid crassi est tenuabitur aura
et decedet odor nervis inimicus; at illa
integrum perdunt lino vitiata saporem.
Surrentina vafer qui miscet faece Falerna 55
vina, columbino limum bene colligit ovo,
quatenus ima petit volvens aliena vitellus.
tostis marcentem squillis recreabis et Afra
potorem coclea; nam lactuca innatat acri
post vinum stomacho; perna magis et magis hillis 60
flagitat inmorsus refici, quin omnia malit
quaecumque inmundis fervent allata popinis.
est operae pretium duplicis pernoscere iuris
naturam. simplex e dulci constat olivo,
quod pingui miscere mero muriaque decebit 65
non alia quam qua Byzantia putuit orca.
hoc ubi confusum sectis inferbuit herbis
Corycioque croco sparsum stetit, insuper addes
pressa Venafranae quod baca remisit olivae.
Picenis cedunt pomis Tiburtia suco: 70
nam facie praestant, venucula convenit ollis;
rectius Albanam fumo duraveris uvam.
hanc ego cum malis, ego faecem primus et allec,
primus et invenior piper album cum sale nigro
incretum puris circumposuisse catillis. 75
inmane est vitium dare milia terna macello
angustoque vagos piscis urgere catino.
magna movet stomacho fastidia, seu puer unctis
tractavit calicem manibus, dum furta ligurrit,
sive gravis veteri creterrae limus adhaesit. 80
vilibus in scopis, in mappis, in scobe quantus
consistit sumptus? neglectis flagitium ingens.
ten lapides varios lutulenta radere palma
et Tyrias dare circum inlota toralia vestis,
oblitum, quanto curam sumptumque minorem 85
haec habeant, tanto reprehendi iustius illis,
quae nisi divitibus nequeunt contingere mensis?'
'docte Cati, per amicitiam divosque rogatus
ducere me auditum, perges quocumque, memento.
nam quamvis memori referas mihi pectore cuncta, 90
non tamen interpres tantundem iuveris. adde
voltum habitumque hominis, quem tu vidisse beatus
non magni pendis, quia contigit; at mihi cura
non mediocris inest, fontis ut adire remotos
atque haurire queam vitae praecepta beatae.'

4, l'arte culinaria
Dove se ne va il nostro Cazio?
'Non ho tempo: devo trovare il modo
di ficcarmi in testa certi precetti,
che per la loro novit?
eclisseranno quelli di Pitagora,
di colui che fu accusato da Anito
o di quel dotto che ? Platone.'
Ho torto, lo confesso,
a disturbarti in un momento
cos? poco opportuno;
ma abbi la bont? di perdonarmi, ti prego.
Se qualcosa t'? sfuggito di mente,
sta' certo, lo ritroverai,
straordinario come sei,
sia ci? per dono di natura o d'arte.
'Stavo appunto pensando il modo
di tenere a memoria tutto quanto,
visto che ? materia sottile
e svolta con argomenti sottili.'
Fuori il nome dell'autore: e per cominciare:
? romano o straniero?
'I precetti li elencher? a mente,
ma il nome lo terr? celato.
Le uova di forma allungata,
quelle ricorda di mettere in tavola:
sono pi? saporite
e d'albume pi? chiaro di quelle rotonde:
il loro guscio, infatti,
contiene un tuorlo maschio.
Il cavolo cresciuto in un terreno secco
? pi? dolce di quello suburbano:
niente ? pi? scipito della verdura
che s'innaffia negli orti.
Se verso sera
ti piomba all'improvviso un ospite
e non vuoi che la gallina sia dura
riuscendo ostica al palato,
abbi l'astuzia d'immergerla viva
nel falerno allungato:
ci? la render? tenera.
Ottimi di qualit? sono i funghi prataioli:
degli altri ? bene non fidarsi.
L'estate passer? in buona salute
chi chiuder? la colazione
con more nere colte dalla pianta
prima che il sole si faccia violento.
Aufidio stemperava il miele
nel robusto falerno: errore!
a stomaco vuoto si devono ingerire
soltanto bevande leggere
e giusto con vino dolce e leggero
innaffierai meglio le viscere.
Se un intestino pigro ti disturba,
le telline e i frutti di mare pi? comuni
ti rimuoveranno l'ostacolo,
come le foglioline di lapazio
e, perch? no? il vino bianco di Coo.
La luna nuova gonfia le conchiglie
di viscidi molluschi;
ma non tutti i mari producono
frutti di qualit?:
la pel?ride del Lucrino
? migliore del murice di Baia;
vengono dal Circeo le ostriche
e da Miseno i ricci,
mentre i larghi pettini sono vanto
della languida Taranto.
E nessuno presuma a cuor leggero
di far sua l'arte gastronomica,
se prima non ha sviscerato
la sottile scienza del gusto.
Non basta a caro prezzo far piazza pulita
di tutti i pesci sul bancone,
se poi non si sa quali vanno in salsa
e quali arrosto,
facendo s? che il commensale
si rimetta sul gomito di mala voglia.
Nutrito con ghiande di leccio,
il cinghiale dell'Umbria
incurva col suo peso
i rotondi vassoi di chi non ama
la carne insipida:
quello di Laurento al contrario
non sa proprio di niente,
ingrassato com'?
d'erbe palustri e canne.
Non sempre il vigneto ci d?
caprioli gustosi.
Della lepre che ha gi? figliato
l'intenditore sceglier? la spalla.
La qualit? e l'et? giusta
di pesci e uccelli
non si ? rivelata all'indagine
di nessun palato prima del mio.
C'? gente il cui ingegno
si limita a inventare
soltanto nuovi pasticcini;
ma non basta certo esaurire
il proprio impegno in un particolare,
come chi si preoccupa solo di questo:
che i vini non siano cattivi,
senza curarsi poi dell'olio
con cui condisce il pesce.
Se esponi il massico al cielo sereno,
la brezza della notte
ne attenuer? la densit?
e gli toglier? quell'aroma
che ? cos? fastidioso;
ma se lo filtri col lino lo guasti
e perde il suo sapore genuino.
L'esperto che mescola il vino di Sorrento
con la feccia del falerno, riesce perfettamente
a raccoglierne il torbido
con uova di piccione,
perch? il tuorlo scendendo verso il fondo
trascina con s? quelle impurit?.
Con gamberetti arrosto e chiocciole africane
rianimerai un bevitore che ha la nausea,
e non con la lattuga,
che dopo una sbornia naviga nello stomaco
causando acidit?:
lo stomaco chiede piuttosto
d'essere stuzzicato e riportato in sesto
col prosciutto, con la salsiccia
o, se lo preferisce,
con una qualunque delle pietanze
che nelle bettole si servono bollenti.
Val poi la pena d'imparare a fondo
gli ingredienti della salsa composta.
Quella semplice ? fatta d'olio dolce
a cui si deve mescolare vino grosso
e salamoia sul tipo di quella
che impregna della sua fragranza
le giare di Bisanzio.
Questa, unita a un battuto d'erbe
e portata a bollore,
la si cosparge con zafferano di C?rico
e la si mette a raffreddare,
infine vi si aggiunge un goccio d'olio
spremuto dalle olive di Venafro.
Le mele di Tivoli sono meno saporite
di quelle del Piceno,
anche se all'aspetto sono migliori.
L'uva passita si conserva bene nei vasi,
mentre quella d'Albano
? meglio essiccarla col fumo.
E si d? il caso che sia stato io
il primo a combinare
quest'uva con le mele,
il tartaro con la salsa di pesce,
il primo ad aver imbandito
in semplici piattini
pepe bianco finissimo con sale nero.
Errore imperdonabile ? far fuori
tremila sesterzi al mercato
e poi pigiare in un vassoio troppo stretto
i pesci che amano sguazzare.
E nausea profonda cagiona il servo
che, con le mani ancora unte
del boccone assaggiato di nascosto,
tocca un bicchiere,
o il fondo melmoso che incrosta
un antico cratere.
Che spesa ? comprare
scope da pochi soldi, strofinacci e segatura?
Trascurarlo ? davvero una vergogna.
Ma devi proprio spazzare i mosaici
con una palma polverosa
e ricoprire con stoffe di Tiro
la sudicia tappezzeria del tuo divano,
senza pensare che cose del genere,
quanto minore ? la spesa e l'impegno che richiedono,
tanto pi? e a giusta ragione
ti vengono rimproverate,
in confronto a quelle che solo le mense dei ricchi
si possono permettere?'
Per la nostra amicizia e per gli dei,
tu che sai tante cose, o Cazio,
ricordati, ti prego,
di condurre anche me alla lezione,
dovunque andrai.
Sebbene tu mi riferisca
per filo e per segno ogni cosa,
non puoi da portavoce
darmi altrettanto giovamento.
Aggiungici poi il volto e il gesto del maestro:
tu, fortunato che l'hai visto,
non ci fai caso, perch? l'hai avuto in sorte;
ma io sono tutto ansia
di risalire a quelle sorgenti recondite
e attingervi i precetti
della felicit?.

Trad. database progettovidio
  satira orazio
      Re: satira orazio
 

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