Data:
26/04/2002 15.37.51
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Tibullo, Elegie, I, 10 [la traduzione ? sotto il testo latino] X Quis fuit, horrendos primus qui protulit enses? Quam ferus et vere ferreus ille fuit! Tum caedes hominum generi, tum proelia nata, Tum brevior dirae mortis aperta via est. An nihil ille miser meruit, nos ad mala nostra 5 Vertimus, in saevas quod dedit ille feras? Divitis hoc vitium est auri, nec bella fuerunt, Faginus adstabat cum scyphus ante dapes. Non arces, non vallus erat, somnumque petebat Securus sparsas dux gregis inter oves. 10 Tunc mihi vita foret, volgi nec tristia nossem Arma nec audissem corde micante tubam; Nunc ad bella trahor, et iam quis forsitan hostis Haesura in nostro tela gerit latere. Sed patrii servate Lares: aluistis et idem, 15 Cursarem vestros cum tener ante pedes. Neu pudeat prisco vos esse e stipite factos: Sic veteris sedes incoluistis avi. Tum melius tenuere fidem, cum paupere cultu Stabat in exigua ligneus aede deus. 20 Hic placatus erat, seu quis libaverat uva, Seu dederat sanctae spicea serta comae, Atque aliquis voti compos liba ipse ferebat Postque comes purum filia parva favum. At nobis aerata, Lares, depellite tela, 25 * * * 25a * * * 25b Hostiaque e plena rustica porcus hara. Hanc pura cum veste sequar myrtoque canistra Vincta geram, myrto vinctus et ipse caput. Sic placeam vobis: alius sit fortis in armis Sternat et adversos Marte favente duces, 30 Ut mihi potanti possit sua dicere facta Miles et in mensa pingere castra mero. Quis furor est atram bellis accersere mortem? Inminet et tacito clam venit illa pede. Non seges est infra, non vinea culta, sed audax 35 Cerberus et Stygiae navita turpis aquae; Illic percussisque genis ustoque capillo Errat ad obscuros pallida turba lacus. Quam potius laudandus hic est, quem prole parata Occupat in parva pigra senecta casa. 40 Ipse suas sectatur oves, at filius agnos, Et calidam fesso conparat uxor aquam. Sic ego sim, liceatque caput candescere canis, Temporis et prisci facta referre senem. Interea pax arva colat. pax candida primum 45 Duxit araturos sub iuga curva boves, Pax aluit vites et sucos condidit uvae, Funderet ut nato testa paterna merum, Pace bidens vomerque nitent?at tristia duri Militis in tenebris occupat arma situs? 50 Rusticus e lucoque vehit, male sobrius ipse, Uxorem plaustro progeniemque domum. Sed Veneris tum bella calent, scissosque capillos Femina perfractas conqueriturque fores. Flet teneras subtusa genas, sed victor et ipse 55 Flet sibi dementes tam valuisse manus. At lascivus Amor rixae mala verba ministrat, Inter et iratum lentus utrumque sedet. A, lapis est ferrumque, suam quicumque puellam Verberat: e caelo deripit ille deos. 60 Sit satis e membris tenuem rescindere vestem, Sit satis ornatus dissoluisse comae, Sit lacrimas movisse satis: quater ille beatus, Quo tenera irato flere puella potest. Sed manibus qui saevus erit, scutumque sudemque 65 Is gerat et miti sit procul a Venere. At nobis, Pax alma, veni spicamque teneto, Perfluat et pomis candidus ante sinus.
I 10, Tibullo, Alla Pace immacolata Chi per primo invent? l'orrore delle spade? Feroce quell'uomo, veramente di ferro! Cos? per il genere umano ebbero inizio le stragi, ebbero inizio le guerre; cos? si schiuse la strada pi? breve d'una morte violenta. Ma forse non ha colpa quello sventurato: noi, noi a nostro danno abbiamo volto ci? che ci diede contro le belve feroci. Colpa della ricchezza che d? l'oro: quando davanti ai cibi si alzavano tazze di faggio, non esistevano le guerre. Non c'erano rocche, non c'erano fossati e tranquillo il pastore prendeva sonno in mezzo alle pecore sparse. Fossi vissuto allora, Valgio! Non avrei maneggiato strumenti di morte, non avrei col batticuore udito trombe di guerra. Ora sono spinto a combattere e forse gi? un nemico impugna il ferro che si pianter? nel mio fianco. Salvatemi voi, Lari dei miei padri, voi che m'avete allevato quando bambino correvo innanzi ai vostri piedi. Non abbiate vergogna d'essere scolpiti in un vecchio tronco: cos? abitaste l'antica casa degli avi. Meglio si osservava la fede, quando in una piccola nicchia con semplice rito s'alzava un dio di legno. E lo si placava offrendogli vino, ponendogli una corona di spighe sul capo consacrato; e v'era chi, esaudito il voto, gli portava di persona focacce, accompagnato alle spalle dalla figliola con un favo intatto di miele. Tenetemi lontane, o Lari, le lance di bronzo ... ... sar? un porco, tolto da una stalla affollata, la vittima della campagna. Vestito di bianco la seguir?, portando canestri cinti di mirto, io stesso col capo cinto di mirto. Possa cos? piacervi: compiano altri imprese con le armi e abbattano col favore di Marte i condottieri del nemico, perch? mentre bevo mi possano narrare le gesta di guerra compiute e col vino disegnarmi sul desco lo schieramento dei soldati. Non ? follia procurarsi con la guerra l'orrore della morte? Incombe, e con passi felpati giunge di nascosto. Non ci sono messi sotterra, n? vigne coltivate, ma Cerbero spietato e l'infame nocchiero dello Stige; l? con le guance devastate e i capelli bruciati una folla esangue erra in paludi tenebrose. Meglio lodare chi, generati dei figli, da una vecchiaia pigra ? colto nello spazio angusto di una capanna; lui segue le sue pecore, il figlio gli agnelli, e per la sua stanchezza prepara acqua calda la moglie. Cos? vorrei essere io! che mi fosse concesso di sbiancare in capo e di narrare in vecchiaia le imprese del passato. Coltivi la Pace intanto i terreni: immacolata la Pace per prima indusse i buoi ad arare sotto l'arco del giogo; nutr? le viti e conserv? il mosto dell'uva, perch? l'anfora, riposta dal padre, mescesse vino al figlio. In tempo di pace brillano aratro e vomere, mentre arrugginiscono nelle tenebre le armi micidiali del crudele soldato. Un poco ubriaco, dal bosco il contadino a casa riporta sul carro moglie e figli. Si accendono allora le battaglie d'amore, e per i capelli strappati, per la porta infranta si lamenta la donna; piange per le sue tenere guance contuse; ma anche lui, il vincitore, rimpiange che, in un eccesso di follia, tanto pesanti siano state le sue mani. Provocante Amore porge ingiurie alla rissa e indifferente siede tra i due contendenti. Di pietra, di ferro ? chi percuote la propria donna, come se gi? dal cielo tirasse gli dei. Gli basti lacerarle addosso la veste sottile, gli basti averle sciolto il nodo che orna i capelli, gli basti averla spinta al pianto: quattro volte beato l'uomo per la cui ira pu? piangere una fanciulla innamorata! Ma chi infurier? con le mani, porti scudo e pali e viva lontano dalla tranquilla Venere. Vieni, vieni a me, Pace della vita, con in mano una spiga, e innanzi il tuo candido grembo trabocchi di frutta.
Trad. database progettovidio
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