Data:
28/04/2002 14.05.33
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Seneca, L'ira, II, 28 passim 1. Si uolumus aequi rerum omnium iudices esse, hoc primum nobis persuadeamus, neminem nostrum esse sine culpa; hinc enim maxima indignatio oritur: 'nihil peccaui' et 'nihil feci'. Immo nihil fateris. Indignamur aliqua admonitione aut coercitione nos castigatos, cum illo ipso tempore peccemus, quod adicimus malefactis adrogantiam et contumaciam. 2. Quis est iste qui se profitetur omnibus legibus innocentem? Vt hoc ita sit, quam angusta innocentia est ad legem bonum esse! Quanto latius officiorum patet quam iuris regula! Quam multa pietas humanitas liberalitas iustitia fides exigunt, quae omnia extra publicas tabulas sunt! 3. Sed ne ad illam quidem artissimam innocentiae formulam praestare nos possumus: alia fecimus, alia cogitauimus, alia optauimus, aliis fauimus; in quibusdam innocentes sumus, quia non successit.
Se vogliamo essere di tutte le cose giudici equanimi, persuadiamoci in primo luogo di ci?, che nessuno di noi ? senza colpa. Di qui infatti trae origine l'indignazione pi? grande: ?Nessuna colpa ho commesso? e ?Nulla ho fatto?. Anzi, nulla ammetti: ci indignamo di essere stati castigati con qualche ammonimento o pena, quando proprio in quel momento pecchiamo, dato che aggiungiamo alle cattive azioni arroganza e testardaggine. 2. Chi ? costui che dichiara di essere senza colpa in rapporto a tutte le leggi? quand'anche sia cos?, quanto angusta mancanza di colpa ? l'essere buono in base alla legge! per quanto pi? vasto spazio si spalanca la regola dei doveri, che non del diritto! quante cose esigono l'affetto filiale, l'umanit?, la liberalit?, la giustizia, la lealt?, tutte cose che stanno fuori dalle pubbliche tavole! 3. Ma neppure in rapporto a quella strettissima formula di mancanza di colpe, noi siamo in grado di presentarci: alcune cose le facemmo, altre le pensammo, altre le desiderammo, altre favorimmo; in certe siamo senza colpa, perch? non abbiamo avuto successo.
Trad. Mondadori
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