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Mittente:
Bukowski
Re: persio satire traduzione   stampa
Data:
28/04/2002 16.54.39




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Non bisogna mai disperare. in bokka al lupo.

Persio, Satire, 6 [la traduzione ? sotto l'originale]

SATVRA VI
Admouit iam bruma foco te, Basse, Sabino?
iamne lyra et tetrico uiuunt tibi pectine chordae?
mire opifex numeris ueterum primordia uocum
atque marem strepitum fidis intendisse Latinae,
mox iuuenes agitare iocos et pollice honesto 5
egregius lusisse senex. mihi nunc Ligus ora
intepet hibernatque meum mare, qua latus ingens
dant scopuli et multa litus se ualle receptat.
'Lunai portum, est operae, cognoscite, ciues.'
cor iubet hoc Enni, postquam destertuit esse 10
Maeonides Quintus pauone ex Pythagoreo.
hic ego securus uolgi et quid praeparet auster
infelix pecori, securus et angulus ille
uicini nostro quia pinguior, etsi adeo omnes
ditescant orti peioribus, usque recusem 15
curuus ob id minui senio aut cenare sine uncto
et signum in uapida naso tetigisse lagoena.
discrepet his alius. geminos, horoscope, uaro
producis genio: solis natalibus est qui
tinguat holus siccum muria uafer in calice empta, 20
ipse sacrum inrorans patinae piper; hic bona dente
grandia magnanimus peragit puer. utar ego, utar,
nec rhombos ideo libertis ponere lautus
nec tenuis sollers turdarum nosse saliuas.
messe tenus propria uiue et granaria (fas est) 25
emole. quid metuas? occa et seges altera in herba est.
at uocat officium, trabe rupta Bruttia saxa
prendit amicus inops remque omnem surdaque uota
condidit Ionio, iacet ipse in litore et una
ingentes de puppe dei iamque obuia mergis 30
costa ratis lacerae; nunc et de caespite uiuo
frange aliquid, largire inopi, ne pictus oberret
caerulea in tabula. sed cenam funeris heres
negleget iratus quod rem curtaueris; urnae
ossa inodora dabit, seu spirent cinnama surdum 35
seu ceraso peccent casiae nescire paratus.
'tune bona incolumis minuas?' et Bestius urguet
doctores Graios: 'ita fit; postquam sapere urbi
cum pipere et palmis uenit nostrum hoc maris expers,
fenisecae crasso uitiarunt unguine pultes.' 40
haec cinere ulterior metuas? at tu, meus heres
quisquis eris, paulum a turba seductior audi.
o bone, num ignoras? missa est a Caesare laurus
insignem ob cladem Germanae pubis et aris
frigidus excutitur cinis ac iam postibus arma, 45
iam chlamydas regum, iam lutea gausapa captis
essedaque ingentesque locat Caesonia Rhenos.
dis igitur genioque ducis centum paria ob res
egregie gestas induco. quis uetat? aude.
uae, nisi coniues. oleum artocreasque popello 50
largior. an prohibes? dic clare. 'non adeo' inquis
'exossatus ager iuxta est.' age, si mihi nulla
iam reliqua ex amitis, patruelis nulla, proneptis
nulla manet patrui, sterilis matertera uixit
deque auia nihilum superest, accedo Bouillas 55
cliuumque ad Virbi, praesto est mihi Manius heres.
'progenies terrae?' quaere ex me quis mihi quartus
sit pater: haut prompte, dicam tamen; adde etiam unum,
unum etiam: terrae est iam filius et mihi ritu
Manius hic generis prope maior auunculus exit. 60
qui prior es, cur me in decursu lampada poscis?
sum tibi Mercurius; uenio deus huc ego ut ille
pingitur. an renuis? uis tu gaudere relictis?
'dest aliquid summae.' minui mihi, sed tibi totum est
quidquid id est. ubi sit, fuge quaerere, quod mihi quondam 65
legarat Tadius, neu dicta, 'pone paterna,
fenoris accedat merces, hinc exime sumptus,
quid relicum est?' relicum? nunc nunc inpensius ungue,
ungue, puer, caules. mihi festa luce coquatur
urtica et fissa fumosum sinciput aure, 70
ut tuus iste nepos olim satur anseris extis,
cum morosa uago singultiet inguine uena,
patriciae inmeiat uoluae? mihi trama figurae
sit reliqua, ast illi tremat omento popa uenter?
uende animam lucro, mercare atque excute sollers 75
omne latus mundi, ne sit praestantior alter
Cappadocas rigida pinguis plausisse catasta,
rem duplica. 'feci; iam triplex, iam mihi quarto,
iam decies redit in rugam. depunge ubi sistam,
inuentus, Chrysippe, tui finitor acerui.' 80


SATIRA SESTA
Gi? i primi freddi ti hanno condotto al focolare sabino,
o Basso? gi? le severe corde della lira vibrano
sotto il tuo plettro? Mirabile artefice, adatti
il virile suono delle antiche voci ai ritmi della cetra
latina, poi, straordinario vecchio, susciti giovanili
scherzi e giochi sulle corde con pollice onesto. Per me
s'intiepidisce la spiaggia ligure e l'inverno del mio mare
dove gli scogli formano un ampio fianco e il lido s'inarca
in un profondo seno. ?Visitate il porto di Luni, o cittadini,
ne vale la pena!? A ci? esorta l'anima di Ennio,
dopo avere sognato russando di trasformarsi da pavone
pitagorico in Quinto Me?nide. Qui non mi curo della gente,
n? di cosa minacci al bestiame l'infausto scirocco,
n? dell'angolo di terra del vicino perch? pi? fecondo; e anche
se tutti quelli di nascita peggiore arricchissero, rifiuterei
d'intristirmi per questo, curvo di vecchiaia, di cenare di magro,
di toccare con il naso il sigillo d'una bottiglia di vino scip?to.
Divergano altri da ci?; l'oroscopo produce gemelli
di indole opposta. Uno soltanto nel giorno del compleanno
furbastro acquista della salsa e ci condisce l'asciutta insalata,
spruzzando da s? nel piatto il pepe al pari di cosa
sacra; l'altro, un ragazzo generoso, ha denti capaci
di finirsi un patrimonio. Io godr? del mio, ma senza
strafare: non imbandir? dei rombi ai liberti, non sar? pronto
a distinguere il delicato sapore delle torde. Vivi della tua messe,
e macina il granaio, lo puoi; che temi? ?rpica, e il nuovo
raccolto ? gi? in erba. Ma il dovere ti chiama: un amico
rovinato da un naufragio si afferra ai c?labri scogli. Tutto
il suo e i voti inascoltati li ha inghiottiti lo Ionio. Egli
giace sul lido con i grandi dei strappati dalla poppa,
il fianco delle nave lacerata in bal?a degli smerghi. Spezza
una parte viva del tuo, d?nala al misero, affinch?
non vaghi dipinto sulla tavoletta azzurra. Ma il tuo erede trascurer?
il banchetto funebre, adirato perch? decurtasti il patrimonio;
dar? all'urna le tue ossa senza profumi, deciso
a ignorare se il cinnamo non olezzi e se il ceraso guasti la cannella.
?Allora indenne intacchi il capitale?? E Bestio incalza
i maestri greci: ?Cos? ?: di quando ? venuto
a Roma, con le spezie e i datteri, codesto nostro gusto
effeminato, persino i falciatori guastano la polenta con denso
grasso?. Temerai tutto ci? dopo morto? Ma tu, mio erede,
chiunque sarai, ascoltami un po' in disparte dalla gente:
caro, non sai? ? giunto l'alloro di Cesare per una straordinaria
vittoria sulla giovent? germanica e gi? si spazza la fredda
cenere dalle are, e Cesonia d? in appalto armi
da appendere sulle porte, clamidi regali, parrucche bionde
per i prigionieri, carri da guerra, enormi statue del Reno.
Allora per gli d?i e per il genio del condottiero a celebrarne le egregie
imprese compiute, offro cento paia di gladiatori.
Chi me lo vieta? Pr?vati! Guai se non lo consenti!
Elargisco olio, pane e carne al popolino: me lo proibisci?
Dimmelo con chiarezza. ?Il tuo campo vicino non ? cos?
dissodato da permetterti ...?. Via, se non mi resta nessuna zia,
cugina, pronipote di zio paterno, se la zia da parte
di madre fu sterile, e da parte della nonna non resta nessuno,
me ne vado a Boville o al poggio di Virbio, e subito trovo
per erede Manio. ?Un figlio di ignoti? Chiedimi chi era
il mio quadrisnonno: non subito, ma lo dir?; aggiungine uno,
ancora uno: ? gi? un figlio di ignoti, e questo
Manio per parentela mi diventa all'incirca fratello della bisnonna.
Tu che mi precedi perch? mi chiedi la fiaccola mentre
corro? Per te sono il dio Mercurio, vengo gi? io, proprio
come lo dipingono. Rilutti? Desideri goderti i resti?
Manca qualcosa alla somma: l'ho intaccata per me; ma per te
? intera, di qualsiasi entit?. Evita di chiedere la sorte
dell'eredit? lasciatami un tempo da Tadio, e non dire: ?Poni
i beni paterni, aggiungi gli interessi, detrai le spese,
che resta??. Che resta? Via, ragazzo, metti pi? olio
sui cavoli! Nei giorni di festa dovrei cucinarmi dell'ortica
e una mezza testa di porco affumicata appesa per un'orecchia,
affinch? quel nipote sazio di fegati d'oca,
quando la sua uretra capricciosa si stancher? di inguini vagabondi,
minga in una vulva patrizia? e di me non resterebbe che lo scheletro
e a lui tremolerebbe d'adipe il ventre macellaio?
Vendi l'anima al lucro, commercia, fruga instancabile
ogni parte del mondo, non vi sia nessuno pi? abile
nel battere la mano sui grassi Capp?doci esposti sul tavolato;
raddoppia il patrimonio. ?L'ho gia fatto, tre, quattro e dieci
volte mi torna fra le pieghe: segna dove fermarmi?.
Si ? trovato, o Crisippo, chi e capace di stabilire la misura del tuo mucchio.

Trad. database progettovidio
  persio satire traduzione
      Re: persio satire traduzione
 

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