Data:
09/05/2002 18.06.06
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Seneca, Lettere a Lucilio, XC, 1-3 passim
1 Il fatto di vivere, Lucilio mio, ? un dono degli d?i immortali, il fatto di vivere bene, della filosofia, nessuno pu? dubitarne. Dunque, noi dovremmo avere un debito maggiore verso la filosofia che non verso gli d?i, in quanto un'esistenza virtuosa ? certamente un beneficio maggiore che l'esistenza; ma sono stati gli d?i a darci proprio la filosofia: non hanno concesso a nessuno la conoscenza di essa, a tutti la possibilit?. 2 Se avessero reso anche la filosofia un bene comune e noi nascessimo saggi, la saggezza avrebbe perduto la sua straordinaria prerogativa di non essere un bene fortuito. Quello che essa ha di prezioso e di stupefacente ? di non essere un dono della sorte, ma una conquista personale, qualcosa che non si chiede a un terzo. Cosa ci sarebbe da ammirare nella filosofia se derivasse da un beneficio? 3 Il suo unico c?mpito ? scoprire la verit? sul divino e sull'umano; da essa non si staccano mai religione, sentimento del dovere, giustizia e il corteo di tutte le altre virt? strettamente connesse tra di loro. Ci ha insegnato, la filosofia, a venerare gli d?i, ad amare gli uomini, e che il comando ? nelle mani degli d?i, e che gli uomini sono uniti tra loro.
Trad. database progettovidio
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