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Mittente:
...:::Bukowski:::...
seneca - terremoti   stampa
Data:
25/05/2002 4.05.36




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Duo genera sunt, ut Posidonio placet, quibus movetur terra. Utrique nomen est proprium. Altera succussio est, cum terra quatitur et sursum ac deorsum movetur; altera inclinatio, qua in latera nutaty alternis navigii more. Ego et tertium illud existimo quod nostro vocabulo signatum est. Non enim sine causa tremorem terrae dixere maiores, qui utrique dissimilis est; nam nec succutiuntur tunc omnia nec inclinatur sed vibrantur, res minime in eiusmodi casu noxia. Sicut longe perniciosior est inclinatio concussione;nam, nisi celeriter ex altera parte properabit motus qui inclinata restituat, ruina necessario sequitur... Ubi publice terret, ubi cadunt urbes, populi opprimuntur,terra concutitur, quid mirum est animos inter dolorem et metum destitutos aberrasse? Non est facile inter magna mala consipere. Itaque levissima fere ingenia in tantum venere formidinis ut sibi exciderent. Nemo quidem sine aliqua iactura sanitatis expavit, similisque est furentis quisquis timet; sed alios cito timor sibi reddit, alios vehementius perturbat et in dementiam transfert. Inde inter bella erravere lymphatici, nec usquam plura exempla vaticinantium invenies quam ubi formido mentes religione mixta percussit. Statuam divisam non mirror [suppongo: miror], cum dixerim montes a montibus recessisse et ipsum disruptum esse ab imo solum.

Haec loca vi quondam et vasta convulsa ruina - Tantum aevi longinqua valet mutare vetustas - dissiluisse ferunt, cum protinus utraque tellus una foret. Venit ingenti vi pontus et ingens Hesperium Siculo latus abscidit arvaque et urbes aequore diductas angusto interluit aestu.

Vides totas regiones a suis sedibus revelli et trans mare iacere quod in confinio fuerat; vides et urbium fieri gentiumque discidium, cum pars naturae concita est et aliquo mare, ignem, spiritum impegit. Sic et Hispanias a contextu Africae mare eripuit, sic per hanc inundationem, quam poetarum maximi celebrant, ab Italia Sicilia reiecta est. Aliquanto autem plus impetus habent quae ex infimo veniunt; acriora enim sunt quibus nisus est per angusta. Fiunt simul cum terrae motu et inundationes maris,eodem videlicet spiritu infusi aut terrae residentis sinu recepti. Maximus terrae memoria mortalium exsistit motus Tiberii Caesaris principatu, XII urbibus Asiae una nocte prostratis;creberrimus Punieo bello intra eundem annum septies ac quinquagies nuntiatus Romam, quo quidem anno ad Trasimenum lacum dimicantes maximum motum neque Poeni sensere nec Romani. Nec vero simplex malum aut in ipso tantum motu periculum est, sed par aut maius ostento; numquam urbs Roma tremuit, ut non futuri eventus alicuius id praenuntium esset.

Vi sono, secondo Posidonio, due specie di terremoto [lett. due sono le specie secondo le quali si muove la terra]. Ciascuno ha un nome proprio: un tipo di terremoto ? quello sussultorio [succussio], quando la terra ? scossa e si muove in senso verticale; l'altro ? quello ondulatorio, per cui la terra ondeggia piegando alternativamente sui fianchi a guisa di una nave. lo credo che ce ne sia anche un terzo, quello che ? designato con un termine latino [lett. nostro]. Non senza ragione, infatti, i nostri antenati parlavano di "tremito della terra", che ? differente dalle altre due (forme di terremoto), ch? in questo caso n? in senso verticale n? in senso orizzontale sono scosse tutte le cose, ma vibrano, cosa che ?, in siffatta evenienza, per nulla pericolosa. Allo stesso modo, di gran lunga pi? dannosa ? la scossa ondulatoria di quella sussultoria, perch? se non si riproduce subito un movimento in senso contrario, che raddrizzi gli edifici piegati [parafrasi per qui inclinata restituat], necessariamente ne consegue il crollo.
Quando il suo terrore si manifesta [lett. quando atterrisce pubblicamente], quando le citt? rovinano, quando i popoli sono martoriati (dalla catastrofe), quando la terra trema [lett. si scuote], c'? da meravigliarsi [quid mirum] se [lett. che] le menti, sconvolte tra dolore e paura, escano fuor di senno? Non ? facile rimanere in s? [consipere] tra grandi sventure. E cos? accadde che menti particolarmente fragili giunsero [venere = venerunt] a un tal punto di terrore da procurarsi la morte. Anche tutti quelli di mente sana [lett. nessuno, neanche ? ma due negazioni affermano] indietreggiarono terrorizzati [expavit perf. di expavesco], e chiunque prova timore si comporta come un folle [lett. ? simile a un folle].
Ma (se) il timore alcuni trae a s? facilmente, altri li sconvolge con ancora pi? forza e li spinge (addirittura) alla demenza. E cos?, i pazzi si aggirarono nella loro rovina, n? mai troverai maggior casi di vaticini di quando il terrore, commisto alla superstizione, sconquassa le menti. Non mi stupisco di una statua tranciata a met?, avendo parlato di monti che si separano da monti, o dello stesso suolo che sprofonda.

"Un tempo, dicono, quello stretto non c'era, i due paesi erano uno, senza l'interruzione causata da una forza immensa e da un'enorme rovina - cos? il tempo pu? mutare le cose -; il mare penetr? violentemente in terra, separ? con le onde i campi dell'Esperia da quelli siciliani, e scorre ribollendo come un fiume impetuoso tra le citt? e le coltivazioni divise da due spiagge." [sono versi dall'Eneide di Virgilio].

Vedi ogni regione sradicarsi dal suo sito originario, e stagliarsi al di l? del mare ci? che (prima) era stato nelle vicinanze; vedi dividersi [discidium fieri] popoli e citt?, quando una qualche forza della natura si sprigion? e scagli? [impegi, da "impingo] fuoco e aria e mare verso un altro luogo [aliquo]. Cos?, il mare sradic? la Spagna dalla sua unione con l'Africa [? la cosiddetta deriva dei continenti: Spagna e Africa prima erano unite in un'unica striscia di terra], allo stesso modo in cui - a causa di quella [lett. questa] inondazione che i poeti pi? eccelsi cantano (nelle loro opere) - la Sicilia si stacc? dall'Italia. Inoltre, possiedono maggiore potere distruttivo quelle (catastrofi naturali) che si originano nelle profondit? (della terra) [ovvero, come chiarito tra poco, i terremoti e maremoti]: infatti, sono pi? dannose [acriora sunt] quelle turbolenze la forza delle quali si sviluppa attraversando luoghi stretti. Si verificano contemporaneamente terremoti e maremoti, evidentemente penetrati dallo stesso turbine o accolti in seno alla terraferma.
Il terremoto pi? distruttivo, che memoria d'uomo ricordi, risale al principato dell'imperatore Tiberio: con ben 12 citt? dell'Asia andate distrutte in una sola notte; quello pi? persistente, durante la guerra punica, le cui scosse furono avvertite 57 volte, fino a Roma, lo stesso anno in cui n? i Cartaginesi n? i Romani, che si stavano affrontando nei pressi del lago Trasimeno, avvertirono il terremoto pi? grande in assoluto. In verit?, la mera disgrazia o la pericolosit? di un terremoto non risiede soltanto in se stesso, ma altrettanto o addirittura di pi? nel carattere prodigioso [ostento] (che ad esso si associa); mai a Roma la terra trem? senza che ci? non fosse stato segno precursore di qualche futuro evento (nefasto). [quest'ultimo ? uno stralcio dalla Storia Naturale di Plinio il Vecchio]

Trad. Bukowski
  seneca - terremoti
 

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