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Mittente:
Bukowski
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Re: esami di stato
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Data:
04/06/2002 23.14.45
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Costruzione, costrutti notevoli e traduzione.
[1] Mi [i possessivi mancano del vocativo, tranne appunto "meus" e "noster"; meus presenta al vocativo: "mi"] Lucili [vocativo], fac [imperativo di facio: ricorda dic, duc, fac, fer e composti] ita: vindica [imperativi, come i successivi] te tibi, et collige et serva tempus quod aut [questo e i due successivi sono in correlazione] auferebatur aut subripiebatur aut excidebat adhuc [avv.]. Persuade tibi hoc esse sic ut scribo: quaedam [questo e i due successivi sono in correlazione: certi? certi?] tempora eripiuntur nobis, quaedam subducuntur, quaedam effluunt. Tamen iactura est turpissima quae [relativa "epesegetica"] fit per neglegentiam. Et si volueris attendere, magna pars vitae elabitur agentibus male [male agere, idiomatico], maxima agentibus nihil, tota vita agentibus aliud. [2] Quem [prep. interrogativa] dabis mihi qui ponat aliquod pretium tempori, qui aestimet diem, qui intellegat se mori [inf. morior] cotidie? Enim fallimur in hoc, quod [esplicativo] prospicimus mortem: magna pars eius praeter?t iam; mors tenet quidquid aetatis est retro [avv.]. Ergo, mi Lucili [vedi sopra], fac quod scribis te facere, complectere [imperativo II persona di "complector", 3. dep] horas omnes; sic fiet ut pendeas minus ex crastino, si inieceris manum hodierno. [3] Vita transcurrit dum differtur. Lucili, omnia sunt aliena, tempus tantum [avv.] est nostrum; natura misit nos in possessionem huius rei unius fugacis ac lubricae, quicumque vult expellit ex qua. Et stultitia mortalium est tanta ut [in correlazione] patiantur imputari sibi quae sunt minima et vilissima, certe reparabilia, cum [avversativo, con sfumatura concessiva] impetravere, nemo - qui accepit tempus - iudicet se debere quicquam, cum interim hoc unum est quod ne quidem [ne? quidem; neanche; vi si frappone il riferimento] gratus potest reddere. [4] Fortasse interrogabis quid [interrogativa indiretta: quis? quid?] ego faciam qui praecipio ista tibi. Fatebor ingenue: ratio impensae constat mihi quod evenit apud luxuriosum sed diligentem. Non possum dicere perdere nihil [ricordati che due negazioni, praticamente, affermano], sed dicam quid perdam et quare et quemadmodum; reddam causas paupertatis meae. Sed evenit mihi quod (evenit) plerisque redactis ad inopiam non vitio suo: omnes ignoscunt, nemo succurrit. [5] Quid est ergo? non puto pauperem cui sat [= satis] est [l'espressione "satis est" regge il dativo "cui"] quantulumcumque superest; tamen malo tu serves tua, et incipies bono tempore. Nam ut visum est maioribus nostris, 'sera parsimonia est in fundo'; non enim tantum [avv.] minimum sed pessimum remanet in imo. Vale.
1 Comportati cos?, Lucilio mio, rivendica il tuo diritto su te stesso e il tempo che fino ad oggi ti veniva portato via o carpito o andava perduto raccoglilo e fanne tesoro. Convinciti che ? proprio cos?, come ti scrivo: certi momenti ci vengono portati via, altri sottratti e altri ancora si perdono nel vento. Ma la cosa pi? vergognosa ? perder tempo per negligenza. Pensaci bene: della nostra esistenza buona parte si dilegua nel fare il male, la maggior parte nel non far niente e tutta quanta nell'agire diversamente dal dovuto. 2 Puoi indicarmi qualcuno che dia un giusto valore al suo tempo, e alla sua giornata, che capisca di morire ogni giorno? Ecco il nostro errore: vediamo la morte davanti a noi e invece gran parte di essa ? gi? alle nostre spalle: appartiene alla morte la vita passata. Dunque, Lucilio caro, fai quel che mi scrivi: metti a frutto ogni minuto; sarai meno schiavo del futuro, se ti impadronirai del presente. Tra un rinvio e l'altro la vita se ne va. 3 Niente ci appartiene, Lucilio, solo il tempo ? nostro. La natura ci ha reso padroni di questo solo bene, fuggevole e labile: chiunque voglia pu? privarcene. Gli uomini sono tanto sciocchi che se ottengono beni insignificanti, di nessun valore e in ogni caso compensabili, accettano che vengano loro messi in conto e, invece, nessuno pensa di dover niente per il tempo che ha ricevuto, quando ? proprio l'unica cosa che neppure una persona riconoscente pu? restituire. 4 Ti chiederai forse come mi comporti io che ti do questi consigli. Te lo dir? francamente: tengo il conto delle mie spese da persona prodiga, ma attenta. Non posso dire che non perdo niente, ma posso dire che cosa perdo e perch? e come. Sono in grado di riferirti le ragioni della mia povert?. Purtroppo mi accade come alla maggior parte di quegli uomini caduti in miseria non per colpa loro: tutti sono pronti a scusarli, nessuno a dar loro una mano. 5 E allora? Una persona alla quale basta quel poco che le rimane, non la stimo povera; ma ? meglio che tu conservi tutti i tuoi averi e comincerai a tempo utile. Perch?, come dice un vecchio adagio: "? troppo tardi essere sobri quando ormai si ? al fondo." Al fondo non resta solo il meno, ma il peggio. Stammi bene.
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• esami di stato Re: esami di stato Re: esami di stato
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