Data:
11/07/2002 15.35.56
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Il tuo primo brano ? tratto da C. Rufo, Historiae Alexandri Magni, V, 7 passim
Alessandro aveva proposto [lett. detto]: "Perch? allora non vendichiamo la Grecia, appiccando il fuoco [subducere faces (lett. fiaccole, torce; fax, facis) ? idiomatico] alla citt??". Tutti (gli astanti) ci avevano dato sotto col vino [incaluerant (da "incalesco") mero = avevano bevuto abbondantemente]; e cos?, si levano [nota il passaggio al presente narrativo, per vivacizzare il racconto] alticci [temulenti] con l'intento di incendiare Persepoli, che avevan (invece) risparmiato durante l'assedio [lett. (quand'erano) armati]. Il re [Alessandro] fu il primo ad appiccare il fuoco alla reggia; la quale (reggia), costruita per lo pi? [multa] in legno di cedro, una volta che il fuoco attecch? velocemente, bruci? in lungo e in largo [late]. L'esercito, che stazionava [tendebat, aveva le tende, era accampato] non lontano dalla citt?, credendo (si trattasse di) [ratus, part. di "reor", qui con valore attivo] di un disastro dovuto a cause non dolose [lett. di una calamit? "accidentale"], accorse a portare soccorso [opem, da "ops"]; ma giunto al vestibolo della reggia, vedono [ancora passaggio al presente narrativo; il verbo, inoltre, ? al pl. dato che qui l'esercito viene inteso come nome collettivo, fatto - come dire - di pi? persone] il re in persona [ipsum] ancora intento ad alimentare l'incendio [aggerentem (da "adgero, is") faces]; lasciata dunque cadere l'acqua che avevan portato (l? per spegnerlo), si danno da fare [properant] anch'essi ad alimentare l'incendio gettandovi contro materiale "secco" [e dunque, pi? adatto ad alimentare il fuoco]. A questa fine and? incontro la capitale regale d'Oriente, (la citt?) in cui tanti popoli [gentes] in precedenza reclamavano diritti ["petere iura" significa, propriamente, domandare giustizia], patria di tanti principi, unico vero spauracchio [terror], un tempo [quondam], della Grecia. I macedoni provavan vergogna [costruzione impersonale di "pudet"] che una citt? cos? importante fosse stata distrutta da un re dedito alle gozzoviglie [commissabundo]; a quanto si dice, il re stesso (rinsavito) se ne pent? subito, ma si giustific? dicendo [lett. disse] che i Persiani [Persas] (di certo) avrebbero dato [periodo ipotetico III tipo (irrealt?) in discorso indiretto: apodosi all'infinito futuro (terminazione: -urum fuisse), protasi col verbo al congiuntivo] maggiori crucci ai Greci, se fossero stati costretti a vederlo (sedere) sullo scranno, nella reggia (che fu) di Serse.
Trad. Bukowski
Il tuo secondo brano ? tratto da C. Rufo, Historiae Alexandri Magni, IV, 15 passim
Coloro, che attorniavano Alessandro, credettero di scorgere [lett. aver visto; "legge dell'anteriorit?"] un'aquila fluttuare placidamente per un po' sul capo del re, per nulla atterrita n? dal fragore delle armi, n? dalle grida degli agonizzanti [morientium]. L'indovino Aristandro, con indosso una candida veste e con in mano una corona di alloro [lauream], indic? l'aquila ai soldati (macedoni) impegnati nello scontro (come) sicuro auspicio di vittoria. E cos? una rinnovata [lett. ingens, grande] lena e fiducia (nelle proprie possibilit?) spinse i Macedoni a combattere, (Macedoni che) fino ad un attimo prima [paulo ante] eran presi dal terrore (di non farcela) [territos]; fatto sta [utique] che dopo che l'auriga di Dario, che gli sedeva davanti e governava i cavalli (del cocchio), fu trapassato da un giavellotto, sia i Persiani che i Macedoni furon convinti [lett. nec? nec? dubitavere (= dubitaverunt)] che il re stesso [Dario] (ne) fosse rimasto ucciso. Al che, emesso un lugubre ululato (di dolore) e grida tumultuose, i congiunti e gli scudieri di Dario crearono scompiglio [turbavere = turbaverunt] praticamente [fere] nell'intero schieramento [quello persiano, ovviamente], che fin allora aveva combattuto alla pari [aequo Marte] (con lo schieramento avverso): l'ala sinistra, nel tumulto della fuga, aveva trascurato [lett. abbandonato] il cocchio (su cui si trovava Dario). Allora, a quanto si dice, Dario - impugnata una scimitarra - valut? l'eventualit? [lett. dubito se (an)] che una fuga vergognosa avrebbe compromesso una gloriosa morte. Ma, balzando fuori [eminens] dal cocchio, provava (altres?) scrupolo [erubescebat] ad abbandonare la schiera dei suoi che si ritirava oramai dal combattimento [excedentem proelio]. Mentre (quello, Dario) esita tra la speranza (di salvarsi) e la disperazione (per le sorti dello scontro), i Persiani (infatti) stavano procedendo lentamente [sensim] alla ritirata. (Ma) oramai non si trattava (pi?) di un combattimento, ma di una (vera e propria) carneficina, quando Dario, anch'egli, volse il proprio cocchio in fuga.
Trad. Bukowski
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