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Mittente:
Bukowski
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Data:
04/09/2002 4.32.03




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I brano: Seneca, L'ozio, VIII

[I] Aggiungi ora che i dettami di Crisippo autorizzano la vita di ritiro, quando non ci si rassegna all'inattivit?, ma la si sceglie. Gli stoici dicono che il saggio non s'immischier? mai nella vita di nessuno Stato: che importa il motivo per cui il saggio si ritira, se perch? non esiste lo Stato che faccia per lui o perch? lui non fa per lo Stato, quando lo Stato non ? adatto a nessun saggio? E risulter? sempre inadatto a chi gli si accosta con troppe esigenze.
[2] Domando a che modello di Stato il saggio possa accedere. A quello ateniese, dove un Socrate ? condannato ed un Aristotele fugge per evitare la condanna, dove l'invidia opprime la virt?? Dirai che il saggio non accede a questo Stato. Acceder? allora a quello cartaginese, dove le sedizioni sono all'ordine del giorno, la libert? ? esiziale per tutti i migliori, il bene e la giustizia non valgono assolutamente nulla, si ? disumanamente crudeli con i nemici e si trattano da nemici i concittadini? Fuggir? anche da questo.
[3] Se volessi passarli in rivista ad uno ad uno, non ne troverei nessuno che possa tollerare il saggio o essere da lui tollerato. Ma se quel modello di Stato che noi immaginiamo non esiste, la virt? ritirata incomincia ad essere indispensabile per tutti, perch? la sola cosa che potrebbe essere preferita al ritiro non esiste da nessuna parte.
[4J Se uno mi dice che viaggiare per mare ? bellissimo, ma poi aggiunge che non si deve navigare nei mari dove si verificano naufragi e frequenti tempeste improvvise trascinano il pilota contro rotta, io penso che costui mi proibisca di levar l'?ncora, mentre elogia la navigazione... .

Trad. Bompiani



II brano: Cicerone, De optimo genere oratorum, VI

Per la qual cosa, chi si riprometta di trattare [si quis erit qui? profiteatur dicturum esse] cause nel foro seguendo lo stile [genere] di Tucidide, (ebbene) costui [is] sar? molto lontano anche dall'intendere [a suspicione; compl., appunto, di allontanamento/separazione] quello in cui si trattano le questioni politiche e giudiziarie. Se invece si limiter? a lodare [lett. loder?] Tucidide, sono pienamente d'accordo con lui [ascribat suae nostram sententiam, idiomatico].
Anzi, io non ritengo che debba prendersi a modello [lett. in numerum non repono; non lo aggiungi al novero (dei modelli)] lo stesso Isocrate, di cui il divino Platone, quasi suo coetaneo [suum fere aequalem], fece fare a Socrate un magnifico elogio nel Fedro [admirabiliter in Phaedro laudari] e che tutti gli uomini di cultura hanno (sempre) definito oratore sommo. Egli, infatti, non combatte col ferro nella mischia, ma la sua loquela [oratio] schermisce, per cos? dire [quasi], con spade di legno [rudibus].
Allora, per rendere il rapporto di forza con un esempio spicciolo [lett. per paragonare le cose pi? piccole con le pi? grandi], faccio scendere in campo [lett. la costruz. ? al pass.: da me ? fatta?] una copiia [par] formidabile di gladiatori, e paragono il rapporto tra Eschine e Demostene [latinlibrary salta il "cum Demosthene"] a quello tra Esernino [gladiatore] - lottatore [lett. homo], come afferma Lucilio, non malvagio, ma energico e tattico [doctus] - e Pacideiano [altro gladiatore], di gran lunga il pi? grande di tutti i tempi [post homines natos, da quando sono nati?]. E insomma, ritengo che nulla si possa concepire pi? divino di tale oratore [Demostene].
A questo nostro lavoro (di traduzione) [Cicerone, appunto, mise quale prefazione quest'operetta alle traduzioni dei suddetti autori greci, non pervenuteci] si oppongono due tipi di obiezioni. La prima [unum] afferma "Mah, molto meglio nell'originale [lett. i Greci]". A questa (obiezione) si ribatter?: "Forse che i Greci saprebbero far di meglio (se traducessero loro) in latino?" [per scorrevolezza, rendo diretta l'interrogativa indiretta]. La seconda [alterum] afferma: "Perch? leggere codeste (tue traduzioni) piuttosto che (gli originali) greci?". Gli stessi (che avanzano quest'ultima obiezione) ammettono invece le traduzioni in latino dell'Andria, dei Sinefebi, dell'Andromaca, dell'Antiope, degli Epigoni [sono titoli di opere].
Come mai, allora, costoro arricciano il naso [rendo cos?: "fastidium? eorum? est?] se si traducono orazioni dal greco, mentre invece non dicono nulla se (si tratta della traduzione di opere) in versi?

Trad. Bukowski


III brano: trattandosi di Cesare, lo trovi agevolmente tramite nostro database.

Saluti.
  versioni entro domattina!!Vi prego!
      Re: versioni entro domattina!!Vi prego!
 

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