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Mittente:
Bukowski
Re: Versione cicerone   stampa
Data:
13/09/2002 17.37.50




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Era questa, se non sbaglio. Buon inizio di anno scolastico ;).

Cicerone, Tusculanae disputationes 1. 103-104, con modifiche

Socrates,cum de immortalitate animi diu disputavisset,cum moriendi tempus ei venit,rogatus set a discipulo Critone ubi et quomodo sepeliri vellet:Tum:";Multam vero-inquit-operam frustra consumasi;tibi enim non persuasi me hinc avolaturum(esse) neque hic mei quicquam relicturum";.Quo responso Socrates ostendit se de sepoltura minime sollicitum esse.Diogenes autem proici se iussit inhumatum,cum mortuus esset.Tum amici:";Num volucribus ac feris te proiciemus?";.";Bacillum-inquit Diogenes-apud me ponite,ut eo impediam quominus ferae me lanient";.";Quomodo poteris?";-inquiunt illi-Non enim senties!";Tum ille:";Quid igitur mihi ferarum laniatus oberit,si nihil sentiam?";.Anaxagoras,cum Lampsaci moreretur,rogatus est ab amicis velletne Clazomenas,patriam suam,post mortem ferri.";Nocesse non est-inquit-undique enim ad inferos tantundem viae est";:

Socrate - dopo aver discusso, per tutta la vita [lett. diu, a lungo], sull?immortalit? dell?anima - essendo giunto (anche) per lui il momento [tempus] di morire, interrogato dal discepolo Critone a riguardo del luogo e del modo [ubi et quomodo] in cui desiderasse [vellet] essere seppellito, rispose: "Purtroppo, ho sprecato invano [frustra, avv.] molta fatica; infatti, non sono riuscito a convincerti [lett. non ti ho convinto] che io me ne voler? via da questo mondo [hinc] e che non vi [hic] lascer? nulla di me". Formulando una simile risposta, Socrate fece chiaramente intendere [ostendit] che non si curava affatto della (propria) sepoltura.
A sua volta, Diogene dispose [iussit] che, una volta morto, (il proprio cadavere) fosse gettato insepolto. Al che, i (suoi) affezionati (replicarono): "Ti getteremo mica (in pasto) agli uccelli e alle bestie feroci?". Diogene rispose: "Mettetemi vicino un bastoncino, di modo che impedisca quantomeno alle belve di fare scempio del mio cadavere [lett. di dilaniarmi]. "E come farai [lett. potrai]" (replicarono) quelli "dato che non sarai consapevole [lett. sentirai] (di nulla)'". E lui, a sua volta: "In che cosa mi dannegger?, allora, il morso delle fiere, se non sentir? nulla?".
Anassagora, mentre stava morendo a Lampsaco - agli amici che gli domandavano [lett. interrogato dagli amici] se, dopo morto, desiderasse o meno essere (ri)portato a Clazomene, la sua patria - rispose: "Non ? affatto necessario: da tutte le parti infatti c?? la stessa distanza [lett., c?? altrettanto di strada] fino agli Inferi".

Trad. adattata da http://www.studentimiei.it/Versioni/S...
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