Cerca |
|
|
|
|
pls
- prima d'inoltrare richieste in forum
leggete le condizioni e i suggerimenti del FORUM NETIQUETTE
FORUM APERTO
>>> qualche suggerimento per tradurre bene (da: studentimiei.it)
--- altri forum di consulenza: DISCIPULUS.IT - LATINORUM - LATINE.NET ---
|
|
|
Leggi il messaggio
Mittente:
Bukowski
|
Re: livio: ab urbe condita, XXI, 16 e XXI, 37
|
stampa
|
Data:
16/09/2002 0.47.19
rispondi
al msg
nuovo
msg
cerca nel forum
torna
all'indice |
Livio, Storia di Roma, XXI, 16
[16] Sub idem fere tempus et legati qui redierant ab Carthagine Romam rettulerunt omnia hostilia esse, et Sagunti excidium nuntiatum est; tantusque simul maeror patres misericordiaque sociorum peremptorum indigne et pudor non lati auxilii et ira in Carthaginienses metusque de summa rerum cepit, uelut si iam ad portas hostis esset, ut tot uno tempore motibus animi turbati trepidarent magis quam consulerent: nam neque hostem acriorem bellicosioremque secum congressum nec rem Romanam tam desidem unquam fuisse atque imbellem. Sardos Corsosque et Histros atque Illyrios lacessisse magis quam exercuisse Romana arma et cum Gallis tumultuatum uerius quam belligeratum: Poenum hostem ueteranum, trium et uiginti annorum militia durissima inter Hispanas gentes semper uictorem, duci acerrimo adsuetum, recentem ab excidio opulentissimae urbis, Hiberum transire; trahere secum tot excitos Hispanorum populos; conciturum auidas semper armorum Gallicas gentes; cum orbe terrarum bellum gerendum in Italia ac pro moenibus Romanis esse.
16. Pressappoco negli stessi giorni ritornarono gli ambasciatori da Cartagine i quali riferirono a Roma che ormai si respirava ovunque aria di guerra e fu portata la notizia della strage di Sagunto. Un grande dolore afflisse i senatori sia per piet? degli alleati indegnamente uccisi sia per la vergogna di non aver recato loro aiuto. E si instaurarono un tale odio contro Cartagine e una tale paura per la sopravvivenza dello stato che sembrava quasi che i nemici fossero alle porte. Gli animi, frastornati da tante emozioni simultanee, si lasciavano prendere dalla paura invece che riflettere sul da farsi. Mai Roma, dicevano i senatori, aveva avuto a che fare con un nemico pi? determinato e bellicoso, n? mai la situazione dello stato romano era stata tanto fiacca e tanto poco preparata alla guerra. I Sardi, i Corsi, gli Istri e gli Illiri avevano pi? provocato che effettivamente messo alla prova le armi romane. Quanto ai Galli, con loro c'erano stati scontri irregolari pi? che delle campagne militari vere e proprie. I Cartaginesi, sostenevano sempre i senatori, erano invece nemici provati da ventitr? anni di durissime e sempre vittoriose campagne militari tra le popolazioni ispaniche e avvezzi ad un comandante esigentissimo: reduci dalla recente distruzione di una ricchissima citt?, ora stavano passando l'Ebro; stavano coinvolgendo, dopo averli indotti alla ribellione, tantissimi popoli ispanici e si apprestavano a far risollevare anche le popolazioni galliche sempre desiderose di impugnare le armi. Insomma i Romani stavano per scendere in guerra contro il mondo intero: in Italia e in difesa delle stesse mura di Roma.
[37] Tandem nequiquam iumentis atque hominibus fatigatis castra in iugo posita, aegerrime ad id ipsum loco purgato; tantum niuis fodiendum atque egerendum fuit. Inde ad rupem muniendam per quam unam uia esse poterat milites ducti, cum caedendum esset saxum, arboribus circa immanibus deiectis detruncatisque struem ingentem lignorum faciunt eamque, cum et uis uenti apta faciendo igni coorta esset, succendunt ardentiaque saxa infuso aceto putrefaciunt. Ita torridam incendio rupem ferro pandunt molliuntque anfractibus modicis cliuos ut non iumenta solum sed elephanti etiam deduci possent. Quadriduum circa rupem consumptum, iumentis prope fame absumptis; nuda enim fere cacumina sunt et, si quid est pabuli, obruunt niues. Inferiora uallis apricos quosdam colles habent riuosque prope siluas et iam humano cultu digniora loca. Ibi iumenta in pabulum missa et quies muniendo fessis hominibus data. Triduo inde ad planum descensum et iam locis mollioribus et accolarum ingeniis.
Uomini e bestie si attardavano in un'inutile fatica; alla fine fu posto l'accampamento sul valico dopo che si era provveduto a ripulire il terreno a questo scopo: lo sforzo fu grandissimo perch? la quantit? di neve da scavare e da asportare era enorme. Quindi i soldati furono portati a rendere praticabile la rupe perch? solo attraverso di essa era possibile proseguire il viaggio. Per spezzare la roccia, furono tagliati e fatti a pezzi degli enormi alberi che sorgevano nei dintorni; fu innalzato un grande cumulo di legna al quale venne appiccato il fuoco, anche grazie al fatto che era sorto un forte vento atto a tenere alte le fiamme. In questo modo le rocce incandescenti, su cui viene versato aceto, prendono a sgretolarsi. Cos? i soldati cominciano a colpi di piccone ad aprire una via nella roccia surriscaldata dal fuoco, addolciscono i pendii tracciando curve abbastanza larghe da consentire il passaggio non solo alle bestie da soma ma anche agli elefanti. Per quattro giorni i Cartaginesi lavorarono attorno alla rupe; i giumenti erano ormai allo stremo per la fame perch? le sommit? dei monti sono quasi del tutto spoglie di vegetazione e se c'? qualcosa che possa fornire pastura la neve lo ricopre. Pi? in basso si estendono vallate e alcuni colli soleggiati e i ruscelli lambiscono foreste e luoghi gi? pi? adatti ad insediamenti umani: qui le bestie furono mandate a pascolare e fu concesso un po' di riposo agli uomini stanchi per aver aperto la via attraverso la rupe. Nei tre giorni successivi l'esercito cartaginese scese in pianura, dove i luoghi erano pi? miti e pi? disponibili le indoli degli abitanti.
Tradd. G. D. Mazzocato [Newton]
|
|
• livio: ab urbe condita, XXI, 16 e XXI, 37 Re: livio: ab urbe condita, XXI, 16 e XXI, 37
|
|
|
|
|
|
tutto
il materiale presente su questo sito è a libera disposizione di tutti,
ad uso didattico e personale, non profit/no copyright --- bukowski
|
|
|