Data:
20/09/2002 15.51.32
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Pseudo-Sallustio, Invettiva contro Cicerone, II-III
Forse che, Marco Tullio, il tuo modo d'agire e le tue parole sono (tanto) difficili da capire? O piuttosto, da quand'eri un marmocchio, hai vissuto ritenendo [ita? ut? putares] che ci? che a te [corpori tuo] non fa schifo [nihil flagitiosum], sia piaciuto (anche) ad altri? O piuttosto, come s'intende [scilicet], non hai mandato a memoria questa scurrile parlantina [propr. "immoderatus", riferito allo stile di un discorso, vuol dire "senza ritmo"] alla scuola di Marco Pisone, sacrificando [iactura] la (tua) innocenza [pudicitiae; il riferimento, suppongo, sia diffamatorio; come mi pare sottolineato appena dopo]? E allora, non ci sarebbe da meravigliarsi, se la metti sul mercato in modo ignobile, dopo averla acquistata [parasti = paravisti] ad un prezzo cos? vergognoso. Ma, come credo, (almeno) trovi soddisfazione nella tua esemplare famigliola [detto, ovviamente, in senso sarcastico]: una moglie screanzata e viscida [lett. unta di?], una figlia che le tiene testa [lett. rivale della madre, anche in senso? sessuale, come mi pare che alluda ci? che appena segue: tieni conto che questa invettiva? non ha peli sulla lingua, ed ? profondamente offensiva], (una figlia) a te pi? cara e sottomessa [obsequentior] di quanto (non) si addica [par est] ad un padre. La stessa casa dove vivi, maledetta per te e per i tuoi, ? stata il frutto di un'estorsione [comparasti (= comparavisti) domum tuam ipsam vi et rapinis]: abitavi quella casa, schifoso che non sei altro [homo flagitiosissime], che appartenne a quel galantuomo di Publio Crasso, per quanto [ut, con valore restrittivo] voglia farci intendere [commonefacias nos] che la faccenda non stia propriamente cos?. Eppure, nonostante tutto [haec cum ita sint], Cicerone afferma d'essere stato accolto nel consesso degli d?i immortali, e da l? essere stato inviato qui sulla terra [huic] a proteggere [custodem; in qualit? di?] Roma e i (suoi) abitanti: mentre invece nascondeva la sua vera natura di furfante [absque nomine carnificis, lontano dall'apparenza di un furfante], che trae profitto e potere dal disastro dello Stato [qui ponit incommodum civitatis in gloriam suam]. Come se poi non sia stato (proprio) il tuo consolato la causa (scatenante) di quella congiura [di Catilina], e come se lo Stato non si sia sfasciato [disiecta] proprio quando, invece, tu dovevi tutelarlo [eo tempore, quo habebat te custodem]! Ma, suppongo che - dopo il consolato - le cose vadano per te ancora meglio [extollunt te magis]! Insieme alla (tua) mogliettina Terenzia hai risolto a tavolino [domo, a casa (vostra)] le cose dello Stato, manipolando i codicilli della legge Plauzia [legge che prescriveva le condizioni per le quali assegnare o meno l'esilio a qualcuno], portando via denaro - con la scusa di condannarla - a gente implicata nella congiura, mentre c'era chi ti costruiva la villa a Tuscolo, chi a Pompei, e chi per conto tuo comprava (chiss? quale altra) casetta! E chi non si prestava al gioco [qui vero nihil poterat], incorreva nella tua calunnia, passando - a causa tua - per un ribaldo che ti era entrato in casa per assalirti [oppognatum, participio finale] o che aveva teso insidie al senato [ho dovuto giocoforza sciogliere, per scorrevolezza: "is aut domum tuam oppugnatum venerat aut insidias senatui fecerat, denique de eo tibi compertum erat"].
Trad. Bukowski
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