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Bukowski
Re: seneca   stampa
Data:
06/10/2002 13.49.53




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Seneca, L'ira, I 18 passim

3. Cn. Piso fuit memoria nostra uir a multis uitiis integer, sed prauus et cui placebat pro constantia rigor. Is cum iratus duci iussisset eum qui ex commeatu sine commilitone redierat, quasi interfecisset quem non exhibebat, roganti tempus aliquid ad conquirendum non dedit. Damnatus extra uallum productus est et iam ceruicem porrigebat, cum subito apparuit ille commilito qui occisus uidebatur. 4. Tunc centurio supplicio praepositus condere gladium speculatorem iubet, damnatum ad Pisonem reducit redditurus Pisoni innocentiam; nam militi fortuna reddiderat. Ingenti concursu deducuntur complexi alter alterum cum magno gaudio castrorum commilitones. Conscendit tribunal furens Piso ac iubet duci utrumque, et eum militem qui non occiderat et eum qui non perierat. 5. Quid hoc indignius? quia unus innocens apparuerat, duo peribant. Piso adiecit et tertium; nam ipsum centurionem qui damnatum reduxerat duci iussit. Constituti sunt in eodem illo loco perituri tres ob unius innocentiam. 6. O quam sollers est iracundia ad fingendas causas furoris! 'Te' inquit 'duci iubeo, quia damnatus es; te, quia causa damnationis commilitoni fuisti; te, quia iussus occidere imperatori non paruisti.' Excogitauit quemadmodum tria crimina faceret, quia nullum inuenerat.

Per quanto mi ricordi [memoria nostra], Gneo Pisone fu (s?) un uomo privo di molti vizi, ma (altres?) un fanatico [prauus et cui placebat] del rigore (estremo), (che preferiva) alla coerenza (dei princ?pi) [pro + abl. scambio/sostituzione].
(Ebbene) costui, avendo - (una volta,) in preda all'ira - comandato di giustiziare [duci; lett. che fosse condotto (a morte)] un tale che [eum qui] era tornato da una licenza senza il commilitone - quasi che (quello [il malcapitato]) lo avesse ucciso [il commilitone] invece che (semplicemente) non presentarlo [ovvero: supponendo che il condannato?] - non gli [al malcapitato] concesse alcun tempo per farne ricerca, (come quello invece) richiedeva.
Il condannato fu condotto al di fuori del vallo e oramai porgeva il collo [per la decapitazione, s'intende], quando - inaspettatamente [subito] - si present? proprio il [ille] commilitone che si dava per morto. Al che, il centurione preposto all'esecuzione d? l'ordine al boia [speculatorem, lett. guardia] di riporre la spada e rimette il condannato a Pisone, con l'intenzione di portare [redditurus, part. futuro perifrastico e con valore finale] a Pisone (la prova dell') innocenza (del condannato), (prova che) al soldato aveva reso la buona sorte.
Abbracciati l'un l'altro [per la felicit? del ritrovamento e per lo scampato pericolo], tra la grande gioia dell'accampamento, i (due) commilitoni vengono presentati (a Pisone) accompagnati da gran s?guito [ingenti concursu]. (Ma) Pisone, in preda all'ira, sale alla tribuna e ordina che siano giustiziati entrambi: sia quello che non aveva ucciso sia quello che non era stato ucciso. Beh, che cosa c'? di pi? indegno di ci?? (solo) perch? uno si era rivelato innocente, due ne morivano. E Pisone ne aggiunse addirittura [et = etiam] un terzo: infatti, ordin? che venisse giustiziato anche lo stesso centurione che aveva risparmiato [lett. aveva riportato] il condannato.
(Cos?) si trovarono schierati [constituti sunt] in quello stesso luogo tre (uomini) destinati a morire [perituri] a causa dell'innocenza di uno. Oh, quant'? solerte l'iracondia ad escogitare motivi di furore! Disse (infatti Pisone): "Ordino che tu [il soldato della licenza] sia giustiziato, perch? sei stato condannato (in precedenza); che tu [il commilitone che non era tornato] (sia giustiziato) perch? sei stato motivo dell'imputazione a morte al tuo compagno; e che tu [il centurione] (sia giustiziato) perch?, ricevuto l'ordine di uccidere, non hai obbedito al (tuo) comandante".
(Insomma, Pisone) escogit? in che modo commettere tre omicidi, perch? non ne aveva trovato nessuno! [ovvero, cerc? - come dire - di "rimediare", malvagiamente e paradossalmente, alla buona sorte?].

Trad. Bukowski
  seneca
      Re: seneca
 

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