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Bukowski
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Re: versione di cicerone
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Data:
15/10/2002 0.55.41
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Cicerone, Tusculane, V, 97-98 passim
Ogni cosa vien condita dall'appetito [desiderio]. [Aneddoti] Dario - bench?, durante la fuga, avesse bevuto acqua torbida e infettata da carogne, (pur) confess? di non [= negavit] aver mai bevuto con pi? piacere; (questo perch?) evidentemente [videlicet] non aveva mai bevuto (in passato) essendo (veramente) assetato. N? Tolomeo si era mai seduto (a tavola ch'era veramente) affamato: infatti, un giorno capit? [conviene sciogliere il "cum", che complica la "narrativit?" del periodo] che stava percorrendo l'Egitto, e che il suo seguito era rimasto indietro [comitibus non consecutis]: mangi? (allora) in una capanna del pane nero [panis cibarius, ovvero pane casalingo, fatto con la farina grossa] e nulla gli sembr? pi? buono di quel pane. Si racconta [ferunt], poi, che Socrate, passeggiava fino a sera di buona lena [contentius] e a chi gliene chiedeva il motivo, rispondeva che, per rendere pi? gradita la cena, con quella passeggiata [ambulando] si stuzzicava l'appetito. Ma poi, non conosciamo quel che mangiavano gli Spartani [lett. il vitto degli?] nei (loro) pasti pubblici [philitiis]? Un giorno, avendovi cenato (anche) Dionisio il tiranno, (egli) aveva espresso disgusto per quella brodaglia nera [illo nigro] che era alla base [caput] della cena. "Non c'? da stupirsene", aveva ribattuto il cuoco che l'aveva preparata, "l'hai mangiata senza il condimento"; "Come sarebbe a dire?", chiese Dionisio [ille]; (e il cuoco, di tutta risposta:) "(Intendo) la fatica di una giornata di caccia, il sudore di una corsa lungo l'Eurota, la fame, la sete. Con questi condimenti [lett. rebus] vengono insaporite le cene degli Spartani". La stessa cosa si pu? evincere [intellegi] non solo dal comportamento degli uomini, ma anche da (quello delle) bestie, le quali si accontentano di ogni cosa sia gettata loro - purch? non sia contro natura - e non pretendono di pi?.
Trad. Bukowski
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• versione di cicerone Re: versione di cicerone
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