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Bukowski
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Re: Cicero
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Data:
29/10/2002 16.43.33
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Cicerone, Orazione sul ritorno, 12-13
[12] La questione [si tratta del destino di Cicerone] si sarebbe risolta quel giorno (stesso), se quel tribuno della plebe - che, (quand'ero) console (e lui) questore, avevo ricolmato [ornaram = ornaveram] dei pi? grandi onori e benefici - non avesse esitato a darmi il suo appoggio [lett. respondere] e non si fosse presa una notte per considerare (meglio la faccenda) [lett. non avesse chiesto per s??], nonostante [cum] l'intero ordine (senatoriale) e molti uomini influenti [summi] lo pregassero (di prendere una sollecita e favorevole risoluzione nei miei confronti) e suo suocero, Gneo Oppio - grand'uomo - si gettasse (addirittura) in lacrime ai suoi piedi. Quell'esame (sul da farsi) non fu pretesto [lett. non fu consumato, trascorso] di contraccambiare i favori (che io, da console, gli avevo concessi) [vd. sopra] - come alcuni pensavano - bens?, come (ben presto) si ? scoperto, (tentativo) di usufruirne di maggiori. Dopo di che, la questione non pass? neanche al vaglio del senato, ostacolata da mille cavilli e manovre [rationibus]: anzi - a giochi oramai scoperti [voluntate perspecta] - la causa del senato veniva demandata a voi (o Quiriti) nel mese di gennaio. [13] Ecco la grande differenza che intercorse tra me e i miei nemici (politici): io, anche quando m'accorsi che si reclutavano uomini nel foro [in tribunali Aurelio] alla luce del sole [palam], sospettando che si richiamassero i veterani [veteres copias] di Catilina alla speranza di un (nuovo) massacro e appurando che da quella parte si schieravano uomini che erano appartenuti alla fazione che io stesso capeggiavo [cuius partis nos vel principes numerabamur] - un po' perch? a me ostili, un po' perch? timorosi della propria sorte, avevano tradito o disertato la mia causa; quando i due consoli, corrotti con la (promessa di) spartizione delle province, si erano riciclati in nemici dello Stato, consci di poter sfamare la propria dappocaggine, avidit? e lussuria solo a condizione [non posse? nisi; conviene "semplificare" le due affermazioni in negazione] che mi avessero consegnato ai nemici patrii; quando, con editti e ingiunzioni precise, vietavano al senato e ai cavalieri di Roma [lett. la costr. ? al passivo:? "erano vietati" (dai consoli, s'intende)] di compiangere la mia sorte e di perorare, in veste ufficiosa [mutare vestem significa cambiare abito, ma, in traslato, anche - e direi significativamente - mettere il lutto], la mia causa presso di voi; quando gli affari di tutte le province e tutti gli accordi di generale pacificazione [cum omnia cum omnibus foedera <de> reconciliatione gratiarum] venivano sanciti col mio sangue [ovvero, mettendo in gioco la mia vita]; quando tutti gli uomini virtuosi erano disposti [non recusarent quin] a morire o per me o con me; (ebbene, dicevo, quando accadeva tutto ci?) io non volli imbracciare le armi in mia difesa, perch? ben considerai che, vinto o vincitore che ne fossi uscito, avrei comunque gettato lo Stato nella rovina.
Trad. Bukowski
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• Cicero Re: Cicero
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