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Bukowski
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Re: Curzio Rufo
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Data:
29/10/2002 16.44.33
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Curzio Rufo, Storie di Alessandro Magno, IV, 7 passim
Non si presentava (agli occhi) alcun albero, alcuna traccia [vestigium] di suolo coltivato [suppongo che il secondo "arbor" sia un refuso]; anche l'acqua, che i cammelli avevano trasportata negli otri, era terminata, e nel deserto arido, cocente e sabbioso non ce n'era una goccia [l'esercito di Alessandro sta attraversando il deserto per giungere al tempio di Giove Annona]. Oltre a ci? [ad hoc], il sole aveva bruciato ogni cosa; le gole erano essiccate ed infocate, quando all'improvviso - per dono divino o per gioco del fato [casus] - delle nubi coprirono il cielo e nascosero [condidere = condiderunt] il sole, aiuto provvidenziale [lett. ingens, grande] - per quanto l'acqua continuasse a mancare - agli (uomini) spossati [fatigatis; dat. vantaggio] dal caldo. Quand'ecco che l'(improvvisa) perturbazione [lett. pl.] fece cadere [excusserunt] pioggia a fiotti [largum imbrem], ed ognuno ne raccolse (un poco) per s?: anche quelli (oramai) sfiniti [quidam impotentes] dal caldo si diedero da fare per raccoglierne (un po') per s? aprendo la bocca [ore hianti - hio] (verso il cielo). Dopo quattro giorni d'inferno attraverso l'interminabile deserto [lett. quattro giorni ci si distrusse?], (Alessandro e i suoi uomini) oramai non erano molto lontani dal tempio del dio, quand'ecco che uno stormo di corvi [conplures corvi] si fa incontro [nota il passaggio al presente narrativo] all'esercito (in marcia), precedendo l'avanguardia [prima signa] a volo radente [modico volatu]; e ora (i corvi) si appoggiavano al suolo [humi, locativo], quando la schiera in marcia procedeva pi? lentamente [e dunque, i corvi s'arrestavano ad attenderla], ora si levavano (di nuovo) in volo, a mo' di [ritu] battistrada [cedentium iterque monstrantium]. Finalmente, si giunse alla volta del tempio consacrato al dio. Uno spettacolo indescrivibile: sito in pieno deserto, (il tempio) era da ogni lato circondato da fronde, e al tramonto [vix? cadente sole] una densa, fresca ombra lo ricopr?: innumerevoli rivoli nutrono la vegetazione [silvas], rilasciando acqua dolce d'intorno [passim].
Curzio Rufo, Storie di Alessandro Magno, VIII, 14 passim
La vista [aspectus] non solo delle bestie [degli elefanti, suppongo], ma anche dello stesso re [come specificato in seguito, si tratta di Poro, re degl'Indi], lasci? perplessi e timorosi [lett. inhibuit, trattenne] i Macedoni [Macedonas, acc. pl. con terminazione greca] per un po' [parumper]. Le bestie, frammiste ai soldati, da lontano [procul] avevano assunto fattezza di bastioni [ovvero, potevano essere scambiate?]; lo stesso Poro era apparso gigantesco [lett. aveva quasi superato la foggia di umana grandezza]. La bestia ch'egli cavalcava [lett. con la quale era trasportato] - che spiccava tra le altre (bestie) tanto quanto lo stesso (re) sovrastava gli altri (Indi) - sembrava (addirittura) aumentare l'eminenza di Poro [ovvero, contribuiva a farlo apparire ancor pi? grosso di quanto gi? fosse]. Alessandro, dopo aver esaminato per bene e il re e l'esercito degli Indi, cos? parl?: "Tutto sommato, il pericolo mi sembra alla portata del mio coraggio: lo scontro si gioca [res est] tra bestie e uomini di grande valore!". E rivolgendosi a Cenone, disse: "Non appena io - con Tolomeo, Perdicca e Efesto - irromper? [legge dell'anteriorit? dei futuri] contro l'ala sinistra dell'esercito nemico, e mi vedrai impegnato nel bel mezzo dello scontro, tu volgi verso l'ala destra e muovi all'attacco [infer signa] approfittando dello scompiglio e della sorpresa [lett. ai sorpresi, ovvero agli Indi presi alla sprovvista dalla manovra diversiva, come si dice]. Tu, Antigene, e voi, Leonnate e Taurone, sfonderete i reparti centrali e li schiaccerete. Le nostre lance, opportunamente lunghe e resistenti, si riveleranno utili, pi? di ogni altro mezzo [non alias magis], a fronteggiare le bestie e quelli che le cavalcano [rectores]: disarcionate (quindi) i cavalieri e trafiggete le stesse (bestie)!".
Tradd. Bukowski
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• Curzio Rufo Re: Curzio Rufo
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